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ALESSIO

E’ buona norma...
23/03/2013 14:56:39
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Un viaggio in bici è un’avventura e qualche problema fa parte del gioco, l’importante è averlo previsto. Solo l’imprevisto può evolvere in disavventura. Infatti, lo scopo di questa miniguida non è quello di terrorizzarti ma, al contrario, rassicurarti sul fatto che c’è un modo per non
entrare a far parte delle tristi statistiche degli incidenti in bicicletta.

Animali
Qualche anno fa una vespa si è incastrata nelle feritoie di areazione del mio caschetto e sono riuscito a liberarmene solo dopo che mi aveva iniettato tutto il veleno che aveva in corpo.
Proteggiti dagli insetti con occhiali, visiere, e caschetti dotati di reti anti-insetto e nello scacciarli o evitarli limita al minimo manovre repentine che ti esporrebbero a rischi ulteriori.
Se temi i cani randagi procurati uno scacciacani ad ultrasuoni ma adoperalo nell’interesse tuo, del cane e degli altri utenti della strada. I migliori sono quelli direzionali, hanno la forma di una piccola pistola ed un puntatore laser per direzionare con precisione l’impulso sonoro ed avere il massimo dell’efficacia già a grandi distanze.
Ma io preferisco la soluzione pacifica: quella del cibo per gatti. Procurati una di quelle porzioni in piccole vaschette apribili a strappo, odorose, leggere ed economiche. Al bisogno ne apri una e la getti in direzione del cane. Metodo pluritestato, vedrai che risultato!
I gatti sfidano ogni legge statistica... se ne vedi uno intento ad attraversare la strada stai pur certo che partirà non appena la collisione sarà inevitabile, quindi, massima allerta. Attento anche agli uccelli, soprattutto in corrispondenza dei cavalcavia dove vengono ingannati dall’improvviso dislivello... parlo per esperienza personale.

Automobili
Prediligi le strade poco trafficate a costo di qualche chilometro in più, tieni la destra (in alcuni stati esteri la sinistra) ma lascia sempre un margine di sicurezza dal ciglio della strada, segnala per tempo i cambi di corsia e direzione, qualsiasi cosa accada evita serpeggiamenti o manovre imprevedibili, non dimenticare gli ingombri dei bagagli posteriori, barda la bicicletta e l’abbigliamento con rifrangenti ed accendi le luci non appena diminuisce la visibilità.

Batteri
I trattamenti sull’abbigliamento, ammesso che funzionino, durano pochi lavaggi. Per limitare la prolificazione batterica bisogna usare l’omino bianco o il napisan o l’amuchina. Li uso quando non posso stendere al sole (che di per se è un trattamento antibatterico).
L’importante è lavare tutto appena smontati dalla bici, quando calze, tuta e guanti sono ancora umidi, in modo che i batteri non abbiano il tempo di colonizzare i tessuti. A mano col sapone di marsiglia o in lavatrice, programma breve a 30 gradi con poco detersivo. Senza sole metto un disinfettante e centrifugo, col sole strizzo a mano e stendo.
Insomma, la regola numero uno è: mai lasciare che vestiti, caschetto e scarpe rimangano umidi a lungo, mai!

Buche
Quante volte siamo costretti a prendere delle buche? Viaggiare su un ciglio di strada ha anche questo aspetto negativo. La buca va evitata solo se non costa acrobazie eccessive, spesso è meglio prenderla, bisogna solo sapere come fare.
Quando si passa su una buca la bici va tenuta dritta e perpendicolare, mai pedalare, tirare i freni o sterzare, bisogna limitarsi a lasciar scorrere la bici. Le buche vanno affrontate in piedi sui pedali per limitare i tormenti alla meccanica ed a se stessi, frenare, sterzare e pedalare sono attività che potete svolgere prima e dopo l’impatto, mai durante!

Buio
La scarsa visibilità è la prima causa di incidente in bici. Quando piove, se c’è nebbia, se il sole è tramontato, insomma, non appena diminuisce la visibilità la parola d’ordine è essere visibili, spudoratamente.
Barda la bicicletta ed il tuo abbigliamento con rifrangenti ed accendi il sistema di illuminazione fronte retro sia a telaio che sul casco dove il messaggio luminoso non viene eclissato dagli altri veicoli.

Fulmini
Mi riesce difficile essere rassicurante, sei praticamente seduto su un parafulmini. Tieniti il più lontano possibile dalla bici, dalla segnaletica verticale, dai guard-rail, dai cartelloni pubblicitari, non ripararti sotto un albero ed aspetta che il temporale si allontani.

Gallerie
Gas combusti, rumori amplificati, sedi stradali ridotte, scarsa visibilità. Per quanto brevi o attrezzate le gallerie sono il posto peggiore in cui pedalare, durante la pianificazione del viaggio evitatele come la peste.

Inciviltà
E’ come il cancro, non c’è cura. Non cedere alle provocazioni, non perdere mai la calma, confida nella giustizia divina, tira dritto e dimentica prima possibile.

Metropoli
Che nel traffico delle grandi città i ciclisti abbiano più probabilità di essere coinvolti in incidenti lo dicono le statistiche, io aggiungo che, se una pedalata per le strade del centro città vale il rischio, l’anonima e sterminata periferia possiamo attraversarla a bordo di un mezzo pubblico. Così, le borgate mal frequentate e gli squallidi dedali industriali ci limiteremo a guardarli dal finestrino.

Pioggia
Riduce la visibilità, diminuisce l’udibilità dei mezzi che sopraggiungono, compromette l’efficienza della frenata e peggiora la tenuta di strada (soprattutto su strisce segnaletiche e pavé), quindi, sgonfia leggermente le gomme per aumentare guidabilità e superficie di contatto con il suolo e procedi con prudenza. Non farti mai sorprendere dalla pioggia. Oltre a fermarti temporaneamente potrebbe esporti a dei disagi tali da compromettere il viaggio. Gli indumenti tecnici più evoluti sono impermeabili e traspiranti ma costosi e voluminosi, in alternativa puoi proteggerti con un completo impermeabile, economico e facilmente riponibile, purchè dotato di inserti di areazione, cappuccio, cuciture stagne e applicazioni rifrangenti. Ghette o calzari e guanti in neoprene completeranno il tuo equipaggiamento anti-pioggia, delle comuni buste di plastica possono costituire anche degli ottimi calzari di emergenza. I parafanghi in policarbonato pesano quasi nulla, non fanno rumore e sono utilissimi.
Anche i bagagli, in caso di pioggia, devono essere coperti dagli appositi involucri impermeabili che si trovano in commercio, oppure, prima di riporre gli oggetti nelle borse infilali in buste di plastica.

Salite
La fatica, il traffico ed il sovraccarico le trasformano in esercizi di equilibrio durissimi.
Affrontale con rapporti agili ed a testa alta per poter localizzare ed assecondare le asperità della strada senza cambiamenti di direzione che potrebbero rivelarsi letali. I rischi aumentano sui cavalcavia e sulle salite isolate: di solito la carreggiata si restringe, tenere la destra; i mezzi pesanti tendono a non rallentare per non perdere l’abbrivio, non viaggiare appaiati; prestare attenzione ad eventuali depositi di cemento solidificato sul ciglio della strada, a lasciare in giro queste autentiche trappole per ciclisti sono le betoniere che, all’aumentare della pendenza, lasciano cadere i residui di cemento fresco rimasti sullo scivolo.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/norme.php?id=8998


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Occhio agli sportelli
18/01/2015 17:39:07
Commento di MARCO CRISTOFARI
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Ottimi consigli, mi associo in particolare per il tema dell’autocontrollo in caso di discussioni. Aggiungo: nei centri urbani, mantenersi alla destra delle macchine parcheggiate ma con una distanza di sicurezza tale da evitare eventuali sportelli aperti improvvisamente.



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ALESSIO

Espatrio
23/03/2013 15:22:10
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Partire in bici è mollare tutto, casa, abitudini, ritmi, persone, è naturale che subentri un senso di angoscia, una specie di vuoto allo stomaco, una vertigine che si chiama avventura. Vivere un’avventura significa rinunciare alle proprie certezze, ma sono sufficenti poche pedalate per trovarne di nuove e dare la giusta dimensione alle vecchie. Il fascino esotico di una lingua sconosciuta e di usi e costumi diversi esercita una grande attrattiva ed allo stesso tempo nasconde delle insidie.
La prima cosa da fare quando si espatria è prendere nota delle rappresentanze diplomatiche italiane nei paesi che intendete visitare consultando la lista del Ministero degli Esteri.
Se intendete viaggiare in Europa la fonte di riferimento è il portale Europa.eu.
Di seguito proverò a riassumere le informazioni salienti.

Dove non è richiesto il documento di espatrio
A chi viaggia in Europa non sono richiesti documenti alla frontiera all’interno dell’area di libera circolazione costituita dai nove Paesi aderenti al trattato di Schengen del 1992: Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna. Oltre che tra i Paesi UE indicati, i documenti di identità non sono richiesti al passaggio di frontiera fra l’Italia e San Marino, l’Italia e lo Stato del Vaticano, la Francia e il Liechtenstein, la Spagna e Andorra, fra i Paesi Scandinavi.
Il viaggiatore deve comunque essere munito di documento d’identità da esibire al check-in dell’aeroporto o in albergo. Se siete in un paese che aderisce al trattato di Schengen e volete effettuare delle escursioni anche brevi in paesi confinanti che non aderiscono al trattato, avrete bisogno di Carta d’identità o Passaporto (es. vi trovate in Austria e volete andare in Slovenia).

Dove è sufficiente la carta d’identità
La carta d’identità consente ai cittadini italiani di recarsi in tutti i Paesi UE più Andorra, Liechtenstein, Malta, Principato di Monaco, Norvegia, Svizzera e Turchia (per questo paese è necessario però esibire oltre alla carta di identità un visto). Perché il documento sia valido non deve essere scaduto (la validità del documento è di 5 anni) e che non rechi la scritta ’non valida per l’espatrio’.

Dove è richiesto il passaporto
Il passaporto è ammesso in tutti i Paesi i cui governi sono riconosciuti da quello italiano e viene rilasciato dalla questura di residenza ed è valido 5 anni, rinnovabile per altri 5, dopo dovrà essere rifatto ex novo. Per tutta la documentazione e le procedure di rilascio dovrete contattare l’ufficio passaporti della questura di residenza o consultate la sezione passaporti di poliziadistato.it.
Dati gli elevati costi per chi non lo utilizza abitualmente, è anche possibile, per chi viaggia in gruppo, richiedere almeno un mese prima della data di utilizzo un passaporto collettivo, per un minimo di cinque e un massimo di cinquanta persone che viaggiano insieme. Viene intestato al capogruppo ed emesso in tante copie quante sono le frontiere da attraversare. I componenti del gruppo devono essere comunque in possesso della carta d’identità. Prima di intraprendere un viaggio verificate che il vostro passaporto abbia almeno 6 mesi di validità residua dalla data prevista di partenza (molti Paesi con o senza visto, richiedono che la validità del passaporto sia almeno 6 mesi). Controllate che la marca da bollo sul passaporto sia valida per il periodo in cui volete effettuare il viaggio, altrimenti munitevi della stessa prima di partire (la marca da bollo scade con la scadenza del passaporto, quindi se il vostro passaporto scade domani, e voi avete applicato ed annullato la marca da bollo oggi, per partire domani, ve ne sarà richiesta una nuova). Firmate sempre il passaporto, la mancanza della firma potrebbe causarvi problemi per la richiesta di visti.
Per entrare in determinati Paesi occorre il visto d’ingresso, informazioni presso i Consolati stranieri in Italia.
Controllate che il passaporto abbia delle pagine libere ove poter apporre il visto nel caso che il viaggio che volete intraprendere richieda anche questo, nel caso non ne aveste più a disposizione dovrete richiedere un nuovo passaporto.

Copertura sanitaria e assicurazione
Il Servizio Sanitario Nazionale garantisce a chi si reca all’estero per motivi diversi dal lavoro (vacanze, motivi di famiglia etc.) un’assistenza gratuita in 14 Paesi dell’Unione Europea (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia) e in 3 Paesi dello Spazio Economico Europeo - S.E.E. (Norvegia, Islanda e Liechtenstein). Il cittadino interessato ad usufruire dell’assistenza sanitaria, prima della partenza, deve recarsi presso l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) di appartenenza muniti di codice regionale e documento di riconoscimento per richiedere il rilascio del Modello E 111. Il modulo viene rilasciato a tutti i cittadini italiani e comunitari residenti in Italia, per un periodo massimo di 6 mesi, prorogabile; le norme comunitarie vigenti escludono i cittadini extracomunitari, salvo che non siano familiari a carico di un lavoratore italiano o comunitario. Il modulo è valido per prestazioni sanitarie urgenti o impreviste.
Pertanto, se lo scopo del viaggio all’estero è quello di ricevere delle cure specifiche, il formulario E 111 non copre questo tipo di prestazioni e le spese restano a carico dell’interessato. E’ necessario munirsi di tanti modelli quanti sono i Paesi in cui si prevede soggiornare. Le cure sanitarie vengono erogate, generalmente, in forma diretta, in base alle regole dello Stato di temporaneo soggiorno, cioè agli stessi livelli riconosciuti ai residenti. Si può richiedere invece alla propria ASL il rimborso delle spese sanitarie sostenute in proprio qualora, per una qualsiasi ragione, non sia stato possibile utilizzare il modello E 111; questa possibilità, derivata da una speciale norma comunitaria, prevede, sempre per i casi urgenti, il diritto al rimborso in base alle tariffe dello Stato membro di soggiorno temporaneo.
Ovviamente, ai fini del rimborso, è necessario presentare le ricevute di pagamento e la documentazione sanitaria di supporto. Sia le regole comunitarie che quelle statali non contemplano la copertura delle spese per il trasferimento dell’infermo da una località estera all’Italia. Diversa la situazione per quanto riguarda gli Stati extra-europei. Se con alcuni Paesi non vige nessuna convenzione in merito alla copertura sanitaria, con altri l’Italia ha sottoscritto specifici accordi bilaterali: Argentina, Australia, Brasile, Capoverde, San Marino, Ex Jugoslavia (Croazia, Slovenia, Macedonia, Bosnia-Erzegovina), Principato di Monaco, Tunisia.
Anche per gli Stati convenzionati le norme non contemplano la copertura delle spese per il trasferimento dell’infermo da una località estera all’Italia. La possibilità di usufruire di assistenza sanitaria varia a seconda del Paese convenzionato e degli accordi vigenti. In allegatosi riporta l’elenco degli Stati convenzionati con l’indicazione dei relativi moduli e categorie dei beneficiari. Per quanto riguarda gli altri Stati non esiste copertura sanitaria garantita, quindi prima di intraprendere un viaggio all’estero, è bene per l’interessato tutelarsi contro eventi sanitari imprevisti, con una polizza assicurativa privata.
Queste polizze vi garantiscono un assistenza 24 ore su 24, con personale altamente specializzato, che sarà in grado di mettervi a disposizione qualsiasi cosa di cui doveste aver bisogno (ricovero, ambulanza, rimpatrio con aereo ambulanza, assistenza medica specialistica, invio di medicinali urgenti che non reperite in loco, interprete, anticipo di contante, ecc.). Per avere un’idea dei costi e dei servizi offerti fate un preventivo on-line da EuropAssistance.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/norme.php?id=9000


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ALESSIO

Codice della strada
23/03/2013 14:39:56
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Noi cicloamatori apprezziamo le nostre bici per le doti dinamiche, per lo spirito d’avventura, per la semplicità costruttiva, per il senso di libertà. Pedalare è un bel gioco ed il senso ludico di questa attività viene amplificato dal fatto che le nostre biciclette non hanno una targa e nemmeno un’anagrafe. Questo, di fatto, ci libera da tasse, bolli, assicurazioni e multe a domicilio. Questa condizione di privilegiati della strada, però, riserva effetti collaterali subdoli e spiacevoli. Siamo oggetto di malvolenza, spesso immotivata, da parte degli altri utenti della strada. Spesso, invece, cadiamo nell’errore di sentirci esenti da regole salvo ritrovarci a fare i conti con la realtà, che in questo caso si chiama D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285 e successive modifiche, meglio conosciuto come Nuovo codice della strada. Proverò a sintetizzare le regole del gioco ma per chi preferisse leggere il decreto per proprio conto ne ho approntato un estratto con i soli articoli che interessano noi ciclisti, clicca qui.

Propulsione
Il velocipede, i legislatori chiamano così le nostre bici, deve avere propulsione esclusivamente muscolare per mezzo di pedali o di analoghi dispositivi azionati dalle persone che si trovano sul veicolo. E’ consentita l’assistenza elettrica per mezzo di un motore ausiliario avente potenza nominale continua massima di 0,25 KW la cui alimentazione è progressivamente ridotta ed infine interrotta quando il veicolo raggiunge i 25 km/h o prima se il ciclista smette di pedalare.Se la bici elettrica ha la manetta dell’acceleratore, come ne ho viste tante, è un ciclomotore a tutti gli effetti con gli obblighi che ne conseguono: targa, bollo, assicurazione, casco, ecc.

Dimensioni
Il velocipede può avere due o più ruote e non può superare 130 cm. di larghezza, 300 cm. di lunghezza e 220 cm. di altezza.Quindi, le bici a rotelle dei bambini, i risciò, i pedalò, i tricicli da panettiere, i quadricicli da gelataio e tutte le libere interpretazioni della bicicletta sono perfettamente in regola e possono circolare sulla pubblica via.

Freni
Il velocipede deve essere munito di pneumatici e di un dispositivo di frenatura indipendente per ciascun asse che agisca in maniera pronta ed efficace sulle rispettive ruote.I così detti freni a padale, cioè le bici senza ruota libera, sono fuori legge. Lo stesso dicasi per le bici da bambino con il solo freno posteriore.

Segnalazione ed illuminazione
Il velocipede deve essere munito di un campanello, nonchè, anteriormente di luci bianche o gialle, posteriormente di luci rosse e di catadiottri rossi, sui pedali devono essere applicati catadiottri gialli ed analoghi dispositivi devono essere applicati sui lati.
Questi obblighi non vigono durante le competizioni sportive.
Le nuove normative che prevedono le luci accese anche di giorno riguardano i soli mezzi a motore, pertanto, resta valido il vecchio regolamento: i sistemi di illuminazione e segnalazione visiva devono essere accesi da mezz’ora dopo il tramonto del sole a mezz’ora prima del suo sorgere ed anche di giorno nelle gallerie, in caso di nebbia, di caduta di neve, di forte pioggia e in ogni altro caso di scarsa visibilità.
Penso che questo sia, a torto, l’articolo di legge meno rispettato dell’intero codice stradale.
Rendersi visibili è un dovere verso se stessi e verso gli altri.
.

Circolazione
I ciclisti devono rispettare tutti i segnali e tutte le regole della viabilità che valgono per gli altri veicoli.
I ciclisti devono procedere su unica fila in tutti i casi in cui le condizioni della circolazione lo richiedano e, comunque, mai affiancati in numero superiore a due. Quando circolano fuori dai centri abitati devono sempre procedere su unica fila, salvo che uno di essi sia minore di anni dieci e proceda sulla destra dell’altro.
I ciclisti devono avere libero l’uso delle braccia e delle mani e reggere il manubrio almeno con una mano.
Essi devono essere in grado in ogni momento di vedere liberamente davanti a sé, ai due lati e compiere con la massima libertà, prontezza e facilità le manovre necessarie.
Ai ciclisti è vietato trainare veicoli, condurre animali e farsi trainare da altro veicolo.
I ciclisti devono condurre il veicolo a mano quando, per le condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i pedoni. In tal caso sono assimilati ai pedoni e devono usare la comune diligenza e la comune prudenza.
È vietato trasportare altre persone sul velocipede a meno che lo stesso non sia appositamente costruito, attrezzato ed omologato. È consentito tuttavia al conducente maggiorenne il trasporto di un bambino fino a otto anni di età, opportunamente assicurato con attrezzature omologate.
I velocipedi appositamente costruiti ed omologati per il trasporto di altre persone oltre al conducente devono essere condotti, se a più di due ruote simmetriche, solo da quest’ultimo e, comunque, non si possono trasportare più di quattro persone adulte compresi i conducenti. E’ consentito anche il trasporto contemporaneo di due bambini fino a dieci anni di età.
I velocipedi devono transitare sulle piste loro riservate quando esistono.
Quest’ultima mi convince poco, sappiamo bene che non tutte le piste a noi riservate sono in condizioni accettabili, non mi possono ghettizzare.

La legge non ammette ignoranza, si dice. Devo confessare che in due o tre punti sono letteralmente cadutodalle nuvole. Ma ogni gioco ha le sue regole e queste sono le regole del nostro magnifico gioco, tocca rispettarle.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/norme.php?id=8997


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Dateci le piste ciclabili e togliamo il disturbo
23/03/2013 11:09:23
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Agli utenti della strada che utilizzano mezzi diversi dall’automobile non è esplicitamente vietato circolare, più semplicemente, vengono messi nelle condizioni di sentirsi ospiti indesiderati: le strade sono ideate in funzione delle automobili e di nessun’altro mezzo. Anche riguardo alle regole vi è una disparità di trattamenti tanto acquisita e cronica quanto ingiusta. Il codice della strada, per esempio, vieta il sorpasso in corrispondenza di incroci e linee di mezzeria continue e prevede che questa manovra venga effettuata con prudenza, cioè adeguando la propria velocità a quella del mezzo che precede e segnalando per tempo la manovra con l’indicatore di direzione. Pensate a quante volte queste regole vengono infrante nel caso in cui il mezzo sorpassato è una bicicletta, incalcolabili, ed a quante volte queste infrazioni vengono rilevate dalle forze dell’ordine, praticamente mai. Forse perché è diffusa l’idea che i ciclisti sono dei cittadini di poco conto e che intralciano il traffico. In effetti, visto da dentro un’automobile, il diritto di precedenza rivendicato da un ciclista, anche se sacrosanto, si trasforma in una pretesa. E poi, nel traffico il ciclista và sorpassato per principio, non per necessità. Rallentare perché l’automobile che precede và piano non rende nervosi come farlo perché davanti c’è una bicicletta, rallentare per colpa di un ciclista all’automobilista gli rode, si sente defraudato di un diritto non sancito dal codice della strada ma conferitogli per promanazione divina. Bisogna ammettere che, di fatto, i ciclisti sono degli utenti della strada di serie B. Eppure la strada è di tutti, dei veloci e dei lenti, degli ingombranti e degli agili, dei disinvolti e degli impacciati, e se un’automobilista è costretto a rallentare per la presenza di un ciclista, in realtà, non subisce un torto, bensì paga lo scotto della condivisione degli spazi e della convivenza, lo stesso scotto che paga il ciclista quando respira smog e resta assordato dai rumori del traffico. Su un fatto concordo: i ciclisti dovrebbero sparire dalle strade delle automobili, dateci le piste ciclabili e togliamo il disturbo.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/norme.php?id=8480


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Il reato di omicidio stradale può diventare realtà
29/02/2012 16:29:09
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Il reato di omicidio stradale, anche in Italia, sembra finalmente realtà.
Entro l’anno secondo Stefano Guarnieri, fondatore dell’Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus e papà di questa vera e propria crociata nata nel dicembre del 2010 in collaborazione con l’Asaps, associazione amici polizia stradale (a cui si deve il nome di questo nuovo reato), il comune di Firenze e l’associazione Gabrile Borgogni.

Chiedo a tutti coloro che trovano inaccettabile l’attuale situazione di impunità di consultare la proposta e firmare: omicidiostradale.it.

Il Ministro dei trasporti Passera ha espresso alcune perplessità sulla modalità e la creazione del reato, ma poi ha anche sottolineato che la situazione attuale di sostanziale impunità di chi uccide alla guida non può essere tollerata. Un passo importante quindi, da quando dopo aver coinvolto lungo il percorso più di sessanta associazioni e raccolto 58 mila firme qualificate, la proposta dell’omicidio stradale è stata inserita dal presidente della commissione trasporti della Camera Mario Valducci nella legge delega della modifica del codice della strada. Insomma, forse ci siamo davvero.

Ma quali sono i punti principali della proposta? Essenzialmente quattro - spiega Guarnieri - il primo cambiare nome al reato. Sembra una banalità ma è importante perché alza il profilo del reato stesso nei confronti dei giudici: si passa da un omicidio di serie C a uno di serie A. Poi inasprire le pene, passando da un minimo di 3-8 anni a un massimo di 10-15 anni di prigione, per avere la certezza di far fare almeno un giorno di carcere ai colpevoli; quindi introdurre il concetto di flagranza di reato e, ultimo, quello dell’ergastolo della patente, ossia levare la possibilità - per sempre - di guidare ai colpevoli.

Tutti punti accettati, con la sola modifica del tasso alcolemico passato da 0,8 a 1,5. In più è stato inserito anche il concetto della pirateria stradale: anche chi non si ferma dopo un incidente rientra in questa fattispecie di reato di omicidio stradale.
Una norma simile c’è in Inghilterra dal 1988 e sta dando risultati straordinari: qui non si tratta di cercare vendetta ma di colmare un vuoto legislativo visto che oggi la legge non non ha nessun carattere di risarcimento delle vittime, non funziona da prevenzione e non funziona da riabilitazione per chi commette il reato di omicidio stradale.

Ora la questione, come ha spiegato il ministro Passera è mettere in piedi un’opportuna riflessione, sia in relazione ad una comparazione con quanto accade in ambito europeo - tenuto conto che un divieto assoluto di riconseguire la patente di guida, ovvero il divieto di circolazione alla guida di autoveicoli e motocicli sul territorio nazionale, appare unica nel suo genere in tutto il territorio UE e potrebbe risolversi in pregiudizio della libertà di circolazione sia in relazione al puntuale criterio di delega che fa riferimento espresso ai princìpi di ragionevolezza, proporzionalità e non discriminazione nell’ambito dell’Unione europea. Tutti aspetti secondo i sostenitori dell’omicidio stradale che non comporteranno nessun problema visto che hanno già incassato diversi pareri favorevoli da giuristi di fama internazionale.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/norme.php?id=8503


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Città a misura di ciclista (gli 8 punti del Times)
08/02/2012 11:14:49
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Ci risiamo, un’altra bella faccia sorridente sulla quale riflettere. Lo scorso novembre Mary Bowers, giornalista di 27 anni, è stata travolta da un camion recandosi al lavoro. La campagna della prestigiosa testata giornalistica londinese per la quale lavorava, il Times, scaturisce dal triste evento che ha toccato direttamente la redazione del giornale. Al momento Mary è ancora ricoverata in ospedale stato di incoscienza.
Il Times ha pubblicato un manifesto di 8 punti chiedendo città a misura di ciclista e titolando Cosa da fare per salvare i nostri ciclisti.
  • I camion che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino
    la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote.

  • I 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali
    per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato.

  • Deve essere condotto un audit nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Gran Bretagna e
    quanti ciclisti vengono uccisi o feriti.

  • Il 2% del budget dell’agenzia per le strade (equivalente dell’ANAS italiano) deve essere destinato alla creazione
    di piste ciclabili di nuova generazione, quindi 100 milioni di sterline all’anno per la creazione di infrastrutture
    ciclistiche. Ogni anno le città dovranno essere valutate sulla base della qualità dell’offerta ciclistica.

  • La formazione di ciclisti e autisti deve migliorare e la sicurezza dei ciclisti deve diventare
    una parte fondamentale dei test di guida.

  • 20 miglia all’ora (32 km/h) deve essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili.

  • I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo
    ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays

  • Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme.

Più di 27.000 ciclisti sono stati uccisi o seriamente feriti sulle strade britanniche negli ultimi 10 anni, scrivono adesso, nel più tombale e colpevole dei silenzi, aggiungerei. L’iniziativa ha avuto eco anche in Italia, dove è stata rilanciata da decine di blogger che chiedono ai media nostrani di seguire l’esempio del Times, ovvero dar voce a chi subisce da anni sorti peggiori: i ciclisti italiani. Non lo dico io ma le statistiche. Il dato che ha scosso l’opinione pubblica inglese, negli ultimi 10 anni sono rimasti uccisi 1.257 ciclisti, in Italia drammaticamente raddoppia, parliamo di 2.556 vittime.
A mio modesto parere la lista snocciolata dagli esimi giornalisti d’oltre manica vale poco. Trovo le proposte affrettate per un verso, sicuramente stilate da gente che in bici non ci va, e troppo specifiche in quanto riguardano pedissequamente il caso della giornalista. Il fatto è che i ciclisti non rischiano solo in città e che gli incidenti bici/camion hanno un’incidenza bassissima. D’altro canto i diritti per i quali mi batto da una intera vita sono stati sollevati da un autorevole organo di stampa, e questo mi riempie di speranza.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/norme.php?id=8483


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Bollettino di guerra, un morto e 40 feriti
23/02/2011 10:51:28
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E’ questa la dimensione della tragedia che ogni giorno si consuma sulle strade italiane. Ogni giorno, in Italia, perde la vita un ciclista e 40 sono quelli che finiscono in ospedale per ferite più o meno gravi. E’ quanto emerge da un’inchiesta pubblicata sul numero di maggio 2009 del Centauro, organo ufficiale dell’ASAPS. I numeri parlano di una vera emergenza perché secondo le statistiche nel 2007 (fonte Istat) in 15.713 incidenti sono morti 352 ciclisti, +11% rispetto al 2005, 14.535 sono rimasti feriti +16,5%. Insomma parliamo di quasi 1000 morti negli ultimi 3 anni. E chi obietta che rispetto ai 6000 morti l’anno per incidenti stradali le vittime che pedalano sono poca cosa sbaglia di grosso: il rischio di mortalità, calcolando come valore medio 1, per i ciclisti è 2,18, il più alto in assoluto, più del doppio rispetto al valore base. Si pensi che per le autovetture il tasso di mortalità è pari a 0,78, per i camion è 0,67, per i pullman 0,48, per i ciclomotori 1,06. Le moto fanno peggio (1,96) ma non arrivano al livello dei ciclisti. La percentuale dei ciclisti fra le vittime della strada è passata dal 5,3% del 2004 al 6,9% nel 2007. Quella dei feriti è passata dal 3,7 al 4,5%. E l’analisi dei dati non è meno preoccupante perché si scopre che i bambini da 0-14 anni che hanno perso la vita con la bici nel 2007 sono stati 12 (11 maschi e 1 femmina). Due nella fascia fino a 5 anni (di cui uno trasportato), 1 in quella che va da 6 a 9. Nell’età da 10 a 14 anni si conta il numero più alto in assoluto con 9 morti, mentre le vittime fra gli over 65 sono 170 (141 maschi e 29 femmine), pari al 48%. Le regioni che contano più vittime sono Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, dove circolano più bici per tradizione. Attenzione! Dietro i freddi numeri ci sono persone, famiglie, drammi.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/norme.php?id=8481


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ALESSIO

Bicicletta e patente, confusione e delirio
23/02/2011 10:45:03
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  • 15 settembre 2010 - Si torna al punto di partenza
    La cancellazione della legge iniqua ed assurda che toglieva i punti dalla patente ai ciclisti multati è finalmente arrivata. Ma ripercorriamo le tristi fasi di questa storia di ordinaria inettitudine, esempio emblematico di come la cosa pubblica venga amministrata a casaccio...

  • 15 luglio 2009 - Varate le nuove norme stradali
    Come al solito non prevedono nulla a tutela della categoria di gran lunga più a rischio: i ciclisti. Evidentemente i nostri politici ignorano le statistiche sugli incidenti stradali o, più probabilmente, ci considerano carne da macello indegna di qualsiasi intervento di tutela. Fin qui tutto normale ma mai porre limiti al peggio. Ecco l’articolo 3 comma 48/2 testualmente riportato: Se il conducente è persona munita di patente di guida, nell’ipotesi in cui, ai sensi del presente codice, sono stabilite le sanzioni amministrative accessorie del ritiro, della sospensione o della revoca della patente di guida, le stesse sanzioni amministrative accessorie si applicano anche quando le violazioni sono commesse alla guida di un veicolo per il quale non è richiesta la patente di guida. In tali casi si applicano, altresì, le disposizioni dell’articolo 126-bis. In pratica si estende la punibilità con la conseguente sottrazione di punti, se si è in possesso di una qualsiasi patente di guida, anche a tutti i trasgressori che si trovano alla guida di una bicicletta, di un carro trainato da buoi, di uno skateboard, di un carrello della spesa. Sia chiaro, tutti devono rispettare il codice della strada esattamente come gli automobilisti. Tuttavia, se vado in bicicletta utilizzo un mezzo per cui non è necessario avere la patente. Allora ai ciclisti che non hanno la patente cosa facciamo? ...togliamo i punti dalla carta di identità? ...e se sono dodicenni? ...decurtazione preventiva dei punti per la patente che prenderanno?
    Questa legge manca di un presupposto fondamentale per essere definita tale: non è applicabile a tutti in egual misura, pertanto è iniqua.
    Questa legge è una novità a livello mondiale, un’altro primato della nostra povera Italia che nessuno mai ci invidierà.
    Questa è una legge fatta con i piedi da politici incompetenti, confusi dal loro stesso delirio, alieni al vivere quotidiano.

  • 1 ottobre 2009 - I ciclisti multati in questi mesi vedranno reintegrati i punti sulla patente
    Questa è la notizia tendenziosa apparsa su molti giornali e strombazzata dai notiziari. Ma quando mai? La verità è che i malcapitati dovranno presentare ricorso per farsi restituire i punti tolti!
    Ma perchè un cittadino, già vittima di una legge iniqua, dovrebbe sobbarcarsi questa incombenza? ...perchè deve continuare a pagare per errori altrui? ...e perchè l’inettitudine del Ministro dei Trasporti e di quello degli Interni deve restare impunita? ...e perchè il disinteresse dell’intero corpo parlamentare che ha permesso il parto di tale sgorbio legislativo non deve essere contestato? ...perchè tutti i danni economici ed amministrativi di questo maldestro intervento devono rimanere sulle spalle dei cittadini? ...perchè i giornali devono truccare le notizie ad arte? ...e perchè nemmeno giornalisti ed editori sono passibili di alcunchè se la parte offesa è il pubblico? Che schifo!


https://www.bikeride.it/cicloturismo/norme.php?id=8478


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ALESSIO

Le buone idee sono opportunità perse se non si traducono in legge
23/02/2011 10:39:58
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I governi dei Paesi nord-europei attribuiscono alla bicicletta un ruolo strategico ed investono molti soldi in infrastrutture e politiche di incentivazione ...sono degli spendaccioni? No! Chi utilizza la bicicletta per i piccoli spostamenti almeno per due ore alla settimana rischia una malattia cardiovascolare 40 volte meno degli altri, risparmia, non occupa un posto auto, non brucia carburante, non produce CO2, non fa rumore, non incrementa il traffico e non vi rimane imbottigliato. Pensate al risparmio del sistema sanitario nazionale per malattie cardiovascolari e tumori, al contenimento del debito verso i paesi produttori di petrolio ed a tutti gli altri benefici economici ed ecologici. E l’Italia resta a guardare... e c’è poco da meravigliarsi, anzi, c’è da sorprendersi del fatto che non sia stata istituita una supertassa sulle bici visto che non fanno crescere il PIL e di conseguenza, secondo i più bigotti degli economisti, l’economia. Le amministrazioni locali meridionali, poi, soffrono il mito della pista ciclabile elettorale: un inutilizzabile ciglio di strada largo 50 cm. a doppio senso di circolazione. Ne inaugurano una sotto ogni campagna elettorale salvo poi lasciarla cadere in stato di abbandono ...vero inghiottitoio di denaro pubblico la pista elettorale zigzaga fra i platani e le panchine, sale e scende dai marciapiedi, è perennemente occupata da mezzi in sosta e cassonetti per i rifiuti e, soprattutto, non porta da nessuna parte ...ma costa di più se và, per esempio, dall’università alla stazione? Voltiamo pagina. Promuoviamo la realizzazione di una rete viaria alternativa, riservata a ciclisti e pedoni, con una propria segnaletica e dei Vigili Urbani dedicati. Ogni importante terminale del trasporto pubblico deve essere dotato di cicloparcheggio sorvegliato. Le spese per l’acquisto e la manutenzione della bicicletta devono essere assoggettate all’aliquota IVA del 4% e devono essere detraibili dalla dichiarazione dei redditi assimilandole alle spese mediche. Chi si reca al lavoro in bicicletta dovrebbe godere di un incentivo come accade agli impiegati pubblici svedesi. Insomma, le idee per un mondo migliore ci sono... le leggi no.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/norme.php?id=8477


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ALESSIO

Eva, la ragazza che sorrideva
23/02/2011 10:11:43
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Eva è la ragazza nella foto, guardala, è una degli oltre trecento morti in bici del 2009. Sarà la numero 307? ...o la 314? Comunque vale uno. Per le statistiche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è una misera unità, un’inezia che non giustifica iniziative regolamentari o interventi legislativi. Si è spezzata una vita, è finita in un modo orribile. L’hai mai visto un cane sfatto da un’auto? Dà fastidio vero? E’ disgustoso pensarci, ma è così che si finisce quando si viene investiti. Quegli occhi, quel sorriso, quell’indice da bambina che mostra il suo destino, quelle aspettative, giacciono sfatte da un’auto e valgono uno. Un giudice eviterà di rovinare la vita a qualcuno che, invece, l’ha tolta a qualcun’altro, sarà ritirata una patente per sei mesi, un avvocato incasserà una sostanziosa parcella, l’assicurazione avrà un motivo in più per aumentare le tariffe, e Eva? Ai fini statistici vale uno, ai fini legali zero. Un finale già scritto che non si può accettare, proprio non si può, per Eva, per gli altri trecento morti di quest’anno e, soprattutto, per quelli che ancora pedalano. Troppo facile appellarsi all’imprudenza o all’istinto suicida di pedoni e ciclisti quando si è protetti da una tonnellata d’acciaio, tant’è vero che la legge appiana questa condizione di inferiorità, se solo fosse applicata! Semplicistico dire il tassista che l’ha investita stava lavorando, mica come il drogato ubriacone che ha ammazzato due pedoni
Se si parla di intenzionalità dell’omicidio sono d’accordo, mettersi alla guida in condizioni non idonee deve costituire un’aggravante, si configura un omicidio intenzionale o preterintenzionale, ovvero, un assassinio. Se, invece, ci si riferisce ad attenuanti della colpa, dissento con tutte le mie forze. Se investo qualcuno che ha tutto il diritto di trovarsi lì dove si trova e lo ammazzo, è omicidio colposo. Il fatto che l’investitore stia lavorando o stia andando a un rave party non fa alcuna differenza, non è giusto chiamarlo assassino ma resta un omicida a tutti gli effetti, e deve pagare. Il problema è che ammazzare qualcuno mentre si guida, almeno in Italia, è un reato depenalizzato, di fatto. Se mi cade una chiave inglese dal balcone ed ammazzo un passante è omicidio colposo e mi faccio da 6 mesi a 5 anni. Se guido un mezzo assicurato e investo qualcuno causandone la morte non è mai omicidio colposo, l’assicurazione paga in sede civile e penalmente non ci sono conseguenze se non formali. Chi guida un veicolo assicurato in questo paese ha, di fatto, la licenza di uccidere impunemente, tassista o pirata della strada che sia, e questa è una realtà oggettiva quanto insopportabile. Le regole ci sono e vanno rispettate. Eva è stata strappata alla vita brutalmente, il suo giovane corpo è stato sgualcito, il suo futuro negato. Pagare!!! Il tempo dei condoni deve finire.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/norme.php?id=8474


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Viaggiare in bicicletta di Alessio Di TommasoCicloturismo e viaggio in bicialessio.ditommaso@gmail.comCopyright © 2002 - 2024