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ALESSIO

Accessori
22/01/2013 17:31:49
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Bagagli
E’ quando ci si trova in salita, spossati dalle intemperie e dai chilometri, che ogni grammo di troppo diventa un macigno inutile da trascinarsi dietro. Il peso dei bagagli tormenta la meccanica della bicicletta e molte forature e rotture di raggi si eviterebbero limitandosi all’indispensabile. Scegli un portapacchi solido da abbinare a due capienti borse impermeabili, facili da agganciare e rimuovere dal portapacchi, dotate di maniglie per il trasporto a mano e di rifrangenti notturni. Ricorda di riporre gli oggetti più pesanti in basso per avvicinare al suolo il baricentro della bici. Invece della borsa centrale io uso un elesticone fermatutto ed una comune sacca impermeabile. La utilizzo per metterci roba di consumo o fuorimisura che non troverebbe posto nelle borse, gli elastici diventano ottimi stendi biancheria d’emergenza, anche in movimento. I vantaggi di questa soluzione sono molti: risparmi i soldi di una borsa specifica, hai una borsa leggera e, soprattutto, elastica, infatti, le cose da mettere nella borsa centrale (viveri, ricambi, souvenir) aumentano e diminuiscono durante il viaggio e, fatalmente, ti ritroveresti con una borsa troppo piccola a troppo grande. Per gli oggetti di frequente utilizzo procurati una borsa da manubrio, rigida, impermeabile, con finestra porta-mappa e zip apribili in pedalata. Evita di indossare zaini e marsupi che, soprattutto nella bella stagione, non permettono una buona traspirazione e ti condannano al mal di schiena.
Scegli il cavalletto e la posizione in cui montarlo in base al peso ed alla distribuzione del carico, io ne uso uno da tandem da installare fra i foderi del mozzo posteriore.

Trasportare i bagagli col rimorchio per bici
I carrelli appendice riscuotono sempre più successo.
Vantaggi: bicicletta più bilanciata, baricentro più basso, accesso al bagaglio più comodo.
Svantaggi: difficoltà nel tenere separati i bagagli se non con buste o contenitori non inclusi, costo elevato, rischio di sbilanciamento a bassa velocità su buche o terreni sconnessi, gestione della frenata complessa ed imprevedibile (la ruota del carrello non frena ed il rimorchio tende a portarvi a spasso il posteriore), oggettive difficoltà e rischi causati dall’ingombro fuorimisura sia in marcia che in rimessaggio, peso totale maggiore, una ruota in più da manutenere, scavalcare gli ostacoli (scalinate, muretti, ecc.) diventa un’operazione tragica.
Conclusioni: opterei per il carrello solo su terreni dal fondo regolare (asfalto o sterrato) e solo in caso di bagaglio molto pesante (oltre i 15/20 kg.) o voluminoso o difficilmente distribuibile.
Rappresenta una soluzione rapida e sicuramente risolutiva per chi ha una bici priva di predisposizioni al portapacchi. Queste sono fredde considerazioni, se qualcuno volesse adottare il carrello appendice perchè lo trova fico e non vede l’ora di agghindarlo con bandierina tricolore e targa finta dell’arizona (come ho fatto io) non lo biasimerei, anzi, il piacere di viaggiare ha anche questa componente.

Caschetto
Serve a non trasformare una caduta in una tragedia e, anche se può sembrare un intralcio, è necessario portarlo sempre in testa e ben allacciato, quindi, scegline uno che calzi a pennello. Premilo sul capo e se senti pressioni localizzate non prendetelo.
Prova a scuotere la testa ed assumere la posizione che solitamente tieni in bici e se dovesse sballonzolare o scivolare in avanti scartalo. E’ importante che il casco sia ben areato, che i flussi d’aria siano ben distribuiti, che sia dotato di rete anti-insetto, che protegga bene la nuca e che rifranga la luce per essere visibile anche di notte. Per la stagione invernale procuratevi un sottocasco termico avendo l’accortezza di evitare quelli troppo scivolosi che
renderebbero il casco instabile.

Contapedalate
Svolge lo stesso compito del contagiri nei mezzi a motore. E’ uno strumento indispensabile che serve a controllare ed ottimizzare il ritmo di pedalata. Puoi comprarne uno o ottenerlo convertendo un normale ciclocomputer. E’ sufficiente installare il sensore del ciclocomputer sulla pedaliera e tarando il parametro di circonferenza della ruota a mt. 1,666 si ottiene il numero delle pedalate al minuto diviso dieci (es. 83 pedalate al minuto saranno visualizzate come 8,3 km/h). Cerca di non scendete sotto il limite delle 75 pedalate al minuto.

Illuminazione e segnalazione
Il codice della strada prevede che la bici sia dotata di segnalatore acustico, luce bianca anteriore e rossa posteriore, catarifrangenti rosso anteriore e gialli laterali.
Rendersi visibili è un obbligo per la legge, un dovere nei confronti degli altri, una imprescindibile questione di amor proprio, tanto vale organizzarsi.
Le dinamo al mozzo sono più efficienti ma, se non in prima dotazione, troppo costose. Meglio comprare una bici che ne sia dotata all’origine. I fari a pile hanno il vantaggio di funzionare anche da fermo ma lo svantaggio di esaurirsi prima o poi. Io, che sono già stato investito, monto entrambi, fatelo anche voi.

Impermeabilizzazione
Gli indumenti tecnici più evoluti sono impermeabili e traspiranti ma costosi e voluminosi, in alternativa puoi proteggerti con un completo impermeabile, economico e facilmente riponibile, purchè dotato di inserti di areazione, cappuccio, cuciture stagne e applicazioni rifrangenti.
Ghette o calzari e guanti in neoprene completeranno l’equipaggiamento anti-pioggia ma delle comuni buste di plastica possono costituire degli ottimi calzari di emergenza. I parafanghi in policarbonato pesano quasi nulla, non fanno rumore e sono utilissimi. Anche i bagagli, in caso di pioggia, devono essere coperti dagli appositi involucri impermeabili che si trovano in commercio, oppure, prima di riporre gli oggetti nelle borse, infilateli in buste di plastica.

Portaciclo
Quando il viaggio in bici comincia lontano da casa e bisogna portarsi dietro bici ed attrezzatura nascono seri problemi logistici: come può seguirci in aereo, treno, bus o traghetto la nostra fida due ruote? Io consiglio di trasportarla smontando ruote, sella, portapacchi, borse e pedali disponendoli, insieme al resto dell’attrezzatura, sui fianchi del telaio in modo da sviluppare il minor ingombro possibile. Poi, fermare tutto con dello spago. Bisognerebbe contenere le misure in 120x80x60 ed il peso in 20 kg. per essere sicuri di rientrare nei limiti dei colli trasportabili con qualsiasi mezzo. Con le compagnie aeree low cost è meglio informarsi. Quindi, procedere all’imballo utilizzando un telo a trama in PVC, trattasi di grossi teli plastici generalmente di colore verde militare o
blu marina provvisti di grosse asole metalliche sui bordi che non costano più di 10 euro. Sagomare a colpi di forbice e sigillare con l’American Tape, un nastro adesivo particolarmente tenace e dalla buona resa estetica. Si può ottenere un comodo e robusto manico per la nostra valigia esponendo il tubo orizzontale, la canna, del telaio, magari rivestendolo con del materiale da imballaggio: cartone, polistirolo, ideale l’espanso (quello che avevano i black-block a Genova per proteggersi dalle manganellate).
Per prevenire gli inevitabili maltrattamenti imbottisci l’imballaggio con del materiale antiurto anche riciclato prestando particolare attenzione al fondo della valigia. L’ideale sarebbe che rimanesse in piedi da sola e che la sagoma dell’imballo somigliasse ad un parallelepipedo. Non ho preso in considerazione le borse rigide a causa di alcune pecche: l’impossibilità di trasportare qualcos’altro oltre la bici rendendo indispensabile una seconda valigia, il prezzo proibitivo (meglio spendere 10 euro che dai 200 euro in su) e poi una volta saliti in sella il prezioso borsone dove lo metti? Meglio un imballo usa e getta, no?

https://www.bikeride.it/cicloturismo/bicicletta.php?id=8980


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Neofita
02/01/2015 06:48:40
Commento di EPERDONC
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Sei veramante in gamba,complimenti e grazie!



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ALESSIO

Bici reclinata
22/02/2013 17:24:06
Post di ALESSIO
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Recumbents
Dopo averne tanto sentito parlare ho deciso di provare una reclinata, 300 km circa. Le strade pianeggianti extraurbane sono il suo pane, ti godi il mondo in poltrona. Anche sullo strerrato battuto e nelle discese con tornanti le doti di comfort e guidabilità ne fanno un mezzo eccellente. La propensione al sovraccarico completa il quadro di un mezzo da cicloturismo, fin qui, quasi perfetto. Ma il fatto di non potersi alzare sui pedali è uno scotto troppo grande da pagare, almeno per me.

1 - Le partenze da fermo sono manovre precarie e con il carico la faccenda si fa improponibile.
2 - Le salite non sono aggredibili, ti danno la paga anche i monopattini.
3 - Ogni buca si traduce in una inevitabile bastonata nella schiena, e alla lunga non credo faccia bene.
4 - I fuori pista sono impraticabili e nel caso foste costretti a spingere la bici per qualche motivo (avaria, percorso impervio) sarà come trascinare una croce verso il patibolo.

E’ il mezzo perfetto per chi non intende affrontare traffico, salite serie, tratti accidentati e, soprattutto, per chi non ha fretta nel senso più radicale del termine e non tiene in buon conto imprevisti di qualsiasi natura. Questo fa di una recumbent un veicolo di nicchia, privo della polivalenza tipica di un mezzo da cicloturismo.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/bicicletta.php?id=8979


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Disinformazione
20/11/2013 09:54:37
Commento di MARKCICCIO
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Buongiorno, con tutto il rispetto, questo post è parecchio fuorviante, riporta una informazione parziale ed è abbastanza lontano dalla realtà.
Non è chiaramente possibile dare un giudizio su un mezzo dopo aver percorso solo 300 km. Sarebbe come dare un giudizio all’andare in bicicletta poco dopo aver tolto le rotelle...
Io ho percorso 4000 km in reclinata in meno di due anni e posso dire che tutto quello che si dice della reclinata che non va in salita deve essere correttamente ponderato. La reclinata ha bisogno, come tutti i mezzi non a motore, di un allenamento specifico, perchè si usano muscoli che nella normale bicicletta non si usano e occorre altresì un posizionamento corretto di sedile e movimento centrale. Inoltre la reclinata normalmente, per la sua architettura non a diamante, pesa alcuni kg in più di una bicicletta per cui, questo sommato, porta ad avere prestazioni inferiori in salita.
Anche per la questione partenze da fermo a pieno carico, vale la pratica.
Quindi, se mi è permesso, sarebbe opportuno a volte non affrettare i giudizi, soprattutto dopo solo pochi km.
La reclinata, se usata correttamente, ha prestazioni mediamente simili alle normali biciclette (a parità di peso, componentistica e allenamento). Posso concedere che sia leggermente più lenta in salita semplicememente perchè il ciclista è più bloccato sul sedile, spinge solo con le gambe (che però sono i muscoli con il maggior rendimento che abbiamo) e non può compensare facilmente eventuali oscillazioni o irregolarità del terrreno ma non è corretto dire che è un mezzo inutilizzabile. Questi luoghi comuni sono stati sfatati anche da prove numeriche con misuratori di potenza:

slyway.wordpress.com

Ripeto che come su qualsiasi bicicletta, è essenziale l’allenamento e la posizione di guida. In particolare in salita va usato un sedile più verticale, consentendo di pedalare con la giusta forza.
In ultimo, sottolineo che, prove alla mano, in pianura c’è un vantaggio di circa il 30% sull’attrito aerodinamico (cx 0.40 contro 0.30) rispetto a una bicicletta da crono, per una reclinata da corsa con componentistica di prim’ordine (non vale il confronto con quelle turistiche con i ruotini da 20).
Il trike reclinato (personamente ho anche quello) rimane a metà fra questi mezzi, con comodità e stabilità elevatissimi ma con un peso ovviamente superiore viste le tre ruote e il telaio più complicato che lo rallenta in salita e una aerodinamica leggermente inferiore alla reclinata. Ma come macinatore di km rimane imbattibile. L’evoluzione del trike è la velomobile, che grazie alla carenatura, consente di viaggiare in pianura a velocità inavvicinabili alle normali biciclette, anche quelle da record dell’ora. E inoltre protegge da freddo e pioggia, con ovvie ripercussioni sulla sicurezza e il comfort. La velomobile è ancora di più indirizzata verso il futuro, potendo sostituire completamente l’automobile, almeno sui tratti brevi, quelli medi del percorso casa-lavoro.

Certo, se ognuno di noi uscendo dal garage di casa, deve percorrere a tutta le tappe del giro d’Italia, la bicicletta da corsa rimane il mezzo migliore, il più prestazionale perchè più leggero e maneggevole. Ma da qui a dire che la reclinata ha prestazioni da monopattino ce ne corre...

Esiste un forum che segue questi mezzi da vicino, nei quali sono diffusamente questi temi:

bicireclinateitalia

Uno dei difetti dell’essere umano è quello di non saper cogliere il buono che c’è nelle novità, spacciando l’esistente per il meglio che ci possa essere a disposizione, in una sorta di auto-pulizia della coscienza.. Forse occorrerebbe ogni tanto guardare oltre, perchè oltre ci può essere un mondo sconosciuto, sicuramente diverso ma a volte anche migliore. Certo, dipende da cosa si intenda per migliore. Per me migliore è viaggiare veloci e comodi. E le varie tipologie di reclinate (un mondo vastissimo che non è una variante di un telaio praticamente immutato da 150 anni, come sono le biciclette) sono veloci e comode.

Rimango a disposizione, cordiali saluti.

Marco




recumbents
20/11/2013 10:58:10
Commento di STEFANO BONAZZOLI
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Caro Alessio,
dare giudizi sommari su un mezzo così particolare come una bicicletta recumbent dopo solo 300 km è piuttosto azzardato e dichiara una profonda ignoranza della materia.
Questo rischia di provocare la reazione di chi le biciclette reclinate le conosce molto bene, le utilizza da diversi anni, e le promuove con passione perché le ama.

1 - La partenza da fermo è una manovra precaria solo per chi è alla prima esperienza con questo tipo di biciclette. Dopo il giusto tempo di apprendimento è possibile imparare a condurre la recumbent con la stessa naturalezza con cui si guida qualsiasi altra bici. Con la guida di un esperto sono sufficienti pochi minuti per imparare.

2 - La recumbent è una bicicletta, quindi per andare forte in salita occorre ridurre i pesi e avere un allenamento specifico. Un cicloturista non allenato, alla prima esperienza con una recumbent pesante e carica di borse si trova nella condizione peggiore per esprimere un parere in merito. La pluriennale esperienza personale sulle strade delle Granfondo più popolari testimonia che le recumbent possono essere molto competitive non solo in pianura, dove godono di un vantaggio aerodinamico che permette di risparmiare anche più del 30% della potenza (a parità di velocità), ma anche in salita dove il vantaggio aerodinamico è tanto maggiore quanto più velocemente si affronta la salita. Inoltre la sola posizione distesa assunta in sella ad una recumbent permette alla frequenza cardiaca a riposo di rimanere più bassa del 18% rispetto alla frequenza in sella ad una bici tradizionale (provare per credere) e questo si traduce evidentemente in minore affaticamento alle basse velocità.

3 - Uno dei vantaggi più evidenti riconosciuti alle recumbent è l’ergonomica, che si traduce in un comfort straordinario. Il peso del corpo è comodamente sostenuto da un seggiolino. La colonna vertebrale si trova in posizione rilassata, le braccia, le spalle e le mani sono rilassate e questo permette di pedalare per ore senza gli indolenzimenti tipici di qualsiasi bicicletta tradizionale. La bicicletta classica incontrando buche o dossi trasmette il colpo e lo concentra attraverso il sellino nella zona genitale e sulla schiena. Sulla recumbent invece, la superficie ampia del sedile e il cuscino imbottito che lo ricopre distribuiscono qualsiasi sollecitazione senza alcun fastidio alla schiena.

Per quanto riguarda la polivalenza nel mondo dei veicoli a propulsione umana (Human Powered Vehicles) esistono oltre alle biciclette reclinate anche i trike recumbent (tre ruote) e i velomobili, che offrono a chiunque l’opportunità di pedalare per fare sport, cicloturismo, o per il commuting, indipendentemente dalle condizioni fisiche, anche in presenza di handicap che impediscono l’uso della bici tradizionale.
Limitatamente alle recumbent, esistono in commercio biciclette per qualsiasi esigenza:
Le recumbent per il commuting quotidiano sono caratterizzate da una seduta meno reclinata, e ruote di piccolo diametro; per questo sono le più adatte per circolare anche nel traffico dell’ora di punta.
Le recumbent per il cicloturismo sono adatte per la strada e per il fuoristrada, possono avere telaio rigido o ammortizzato, forcella rigida o ammortizzata, manubrio sopra o sotto il sedile, ruote di diametro 20, 24, 26, capaci di portare qualsiasi tipo di borse da viaggio.
Le recumbent per uso sportivo di ultima generazione utilizzano coppie ruote diametro 28 e sono ammesse in tutte le Granfondo e Randonneé, dove si fanno notare per le prestazioni superiori a qualsiasi bici da corsa.
Le recumbent per uso agonistico e quelle costruite appositamente per battere il record dell’ora e il record di velocità possono essere non carenate, oppure dotate di carenatura posteriore o integrale che le rendono il veicolo a propulsione umana più veloce mai costruito dall’uomo.

Stefano Bonazzoli
Presidente Associazione Propulsione Umana
www.propulsioneumana.it




informazione corretta su reclinate e HPV
20/11/2013 11:36:06
Commento di MARCO SPADA
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caro Alessio,
sono un ciclista reclinato amante dei viaggi e socio fondatore dell’associazione HPV italiana Propulsione Umana - HPV Italia.
qualche tempo fa ho letto e apprezzato varie parti del tuo blog, di cui condivido lo spirito.
ho però letto con dispiacere questo trafiletto con cui liquidi sbrigativamente un mondo che, ne sono consapevole, è sconosciuto ai più. ti inviterei a rivedere le tue conclusioni alla luce di qualche informazione più approfondita. spero che questa panoramica: piedialcielo possa darti qualche elemento per rimettere in discussione le tue impressioni, peraltro basate su un’esperienza piuttosto ristretta, anche a fronte di un secolo e mezzo di storia: it.wikipedia.org e di prestazioni senza paragoni (stessa pagina, di seguito).
infine, per quanto riguarda la versatilità, la varietà di forme illustrata in Caratteristiche (v. sopra) riguarda le sole biciclette reclinate, ossia solo una delle realizzazioni possibili all’interno del fenomeno internazionale assai più vasto che va sotto il nome Human Powered Vehicles, rappresentato in Italia dalla mia associazione (vedi www.propulsioneumana.it) ti invito allora a dare informazioni complete e corrette, non prima di esserti documentato a fondo su un mondo ricco e articolato, un mondo che credo sarebbe interessante per molti se riuscisse a trovare l’informazione corretta e la visibilità che merita. sono a tua disposizione, insieme all’associazione Propulsione Umana, per approfondire l’argomento.
pura vida, (significato: web.resmarche.it)
Marco Spada


RENATO FALZETTI

le recenzioni delle recumbent le deve fare chi ci ha fatto almeno 5000km
20/11/2013 14:43:12
Commento di RENATO FALZETTI
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Saluti Alessio io in bici ci vado da 35 anni prima con quella da corsa poi dal 2008 sono passato ad usare bici reclinate per diletto e per scelta , al inizio alternavo bici reclinata con bici da corsa poi dopo un anno e mezzo uso solo bici reclinata.

le mie affermazioni sono: la bici reclinata e un altro sport ha bisogno di un periodo di adattamento di almeno 5000km poi io dico che uno non scende più
si deve dare tempo ad abituare i muscoli dei glutei a lavorare in spinta tipo pressagambe in palestra poi problemi di salite non esistono più e poi con i km fatti ci si e preso pure mano col mezzo riuscendo a salire in salita carichatissimo di bagagli a velocita bassa.
io ci ho fatto un viaggio da Zara a Craovia con medie di percorrenza di 175km al giorno con un massimo di 230km senza problemi, giro della sardegna di 1400km,
giro di sicilia 1200km passo menghen da Borgo Valsugana scendendo in val di fiemme facendo il giro.
io con i miei 90kg di peso le prendo con le pinze anche con la bici da corsa,
ma in bici reclinata chi tira il il gruppo a 50kmh e più per parecchio sono io ( o addiritura li lascio indietro ho un altro passo più veloce)
le salite io le faccio tutte col 52 denti anteriore con ruote da 28 da corsa( fino a pendenze del 8/9% oltre cabio fino a superare salite del 20%) si va di potenza che con la bici normale non hai anche se ti alzi dai pedali , io ho la schiena appaggiata dove si va a scaricare la forza che faccio sui pedali, in bici normale hai solo la gravità e io il 52 in salita con la bici normale non lo riesco a tirare.

per turismo con bagagli il consiglio e di passare prima ad un trike si è subito oerativo senza tanta srada dopo le salite anche al 18% le fai anche con 50kg di bagaglio.
si pedala dalla mattina alla sera senza dolori , le auto ti passano lontano non capendo cosa sia

per la bici reclinata si deve fare pratica e chi la compra ci deve fare almeno 5000km poi vi dico che non si scende più .

io faccio parte di www.propulsioneumana.it dove cerchiamo di promuovere tutti questi mezzi alternativi alla bici tradizionale
foto del raduno nazionale: plus.google.com

foto delle mie bici: plus.google.com
chi vuole provare a farci un giro mi contatti io sono Marchigiano
saluti Renato Falzetti




Bici reclinata
22/11/2013 16:51:50
Commento di WUNKYAI
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Alessio, mi spiace per te che non ti ci sei trovato.
Io la uso con enorme soddisfazione da oltre 5 anni.
Vivo fuori città e spessissimo lasco l’auto per andare in citta in reclinata, e non un città qualsiasi, ma un posto dal traffico caotico e disordinato (incivili?...) come Catania. La mia è una bici pesante, robusta (ma anch’io son pesnatuccio e con un po’ di panzetta..) e andar lento in salita ci sta.. Non tornerei neanche sotto tortura a pedalare una tradizionale (che è una tortura in sé..) ma, de gustibus. Voglio solo ricordarti che, vista la libertà progettuale che trovi nel mondo HPV, probabilmente non hai usato la reclinata adatta a te. Io nelle partenze, e nella guida lentissima (traffico cittadino) con la mia Azub 5 mi trovo ormai benissimo. Ah, peraltro l’uso del cambio Rohloff mi da una rapidità negli scatti, soprattutto ai semafori, che mi ha procurato anche i complimenti dei miei amici bikers più incalliti, quelli che fanno MTB serio (l’unico vero ambito dove una bent non può competere, ma nelle passeggiate sterrate, userei una ancor più comodo Trike, esperienza fatta in Val Pusteria..) Buone pedalate.




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ALESSIO

Autosufficienza elettrica
23/03/2013 15:33:30
Post di ALESSIO
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Autosufficienza come filosofia di vita
Il concetto filosofico di autosufficienza è stato posto per la prima volta da Aristippo di Cirene nel V secolo a.C. Egli fu elaboratore della dottrina etica dell’edonismo e fondatore della Scuola Cirenaica. Il concetto aristippeo di autosufficienza ha ispirato i suoi allievi, i Cirenaici, per poi diluirsi nel grigiore dell’ignoranza e della superstizione. Finalmente, dopo duemilacinquecento anni di oblio il concetto di autosufficienza ha ispirato una nuova, meno consapevole ma più agguerrita corrente di pensiero, i Cicloturisti.

Io che l’elettronica non so cos’è
Tengo a precisare che tutto quello che leggerai in questa pagina è frutto di esperimenti raffazzonati da un ignorante in materia, che sarei io. Questi tentativi hanno portato a dei risultati sufficienti allo scopo, o almeno credo, ed in ogni caso non sono in grado di giudicare, so solo che l’accrocchio illustrato in questa pagina funziona. Scegliere di costruire ed utilizzare l’oggetto descritto in questa pagina è una tua libera scelta della quale ti assumi tutte le responsabilità dirette e indirette. Se il tuo spettacolare iPhone o il tuo prezioso GPS o qualsiasi altro ammennicolo tecnologico di ultima generazione incautamente collegato al manufatto dovesse friggere sotto i tuoi occhi increduli prenditela con te stesso, e non dire che non ti ho avvisato!

Bisogno ispiratore
Il congegno elettronico illustrato di seguito, che ho deciso di chiamare Aristippo in onore del filosofo, è la risposta al mio bisogno di autosufficienza elettrica in bicicletta, ovvero, illuminare la strada anche quando non pedalo e ricaricare il cellulare utilizzando la corrente della dinamo. La progettazione dell’Aristippo ha avuto due presupposti fondamentali: costare poco, e comunque non più dei devices che alimenta o della stessa bicicletta, ed avere una fattibilità alla portata di tutti, anche di coloro che, come me, sono totalmente a digiuno di elettronica. A distanza di un mese posso affermare di aver perseguito con successo entrambi gli intendimenti: realizzare l’Aristippo costa pochi euro ed è alla portata di tutti, o quasi.

Quello che serve per realizzare l’Aristippo
Ecco lo schemino, evidentemente non è disegnato da un addetto ai lavori ma spero risulti chiaro:
- Raddrizzatore a ponte di diodi 100V 1,4A oppure 1000V 1,5A (ho testato entrambi i componenti con successo);
- Condensatore elettrolitico 35V 1000uF oppure 25V 2000uF (ho testato entrambi i componenti con successo);
- Regolatore di tensione 7805 +5V 1A;
- Presa USB (l’ho ottenuta tagliando una prolunga USB da 50 cm.);
- Un pò di filo elettrico;
- Saldatore a stagno;
- Tester per verificare i valori in uscita a fine lavoro (un componente inadatto o un collegamento sbagliato possono fare grossi danni).
Per collegare il tester ho utilizzato il residuo della prolunga USB: è sufficiente collegare il filo rosso al positivo e quello nero al negativo del tester (sono i colori standard dei fili presenti nei cavi USB) lo stesso discorso vale per collegare la presa USB all’Aristippo.

Il sistema di impermeabilizzazione che ho adottato con successo è semplice:
- Contenitore ermetico in plastica (di quelli per conservare i cibi) opportunamente forato (3 fori per l’Aristippo ed altri 2 per il modulo di illuminazione) ed impermeabilizzato con colla a caldo o silicone.

Prova su strada
Ho assemblato quattro esemplari di Aristippo che, attualmente, sono installati su quattro bici diverse.
Alla prova su strada tutti hanno dato valori al tester uniformi e stabili (+5V 1A), questo nonostante fossero alimentati da dinamo totalmente diverse per genere e qualità.
In un anno di test hanno alimentato e ricaricato cellulari e smartphone Apple, Nokia, Motorola e Samsung, mp3 player di varie marche compreso un iPod, tutto senza ravvisare anomalie di sorta.

Il pacco batterie ricaricabili non è indispenzabile ma lo consiglio a chi voglia ricaricare il cellulare senza preoccuparsi delle fermate (le ricariche discontinue sono le peggiori) ed a chi voglia alimentare un sistema di illuminazione a corrente continua funzionante anche da fermo.
Servono:
- Pacco batterie ricaricabili (AA o AAA da 1,2Vx4);
e per chi voglia aggiungere il sistema di illuminazione a corrente continua:
- Fanale anteriore e spot posteriore da 3V (privati delle batterie ed alimentati in serie dall’Aristippo);
- Interruttore (da montare in posizione accessibile).
Le normali batterie ricaricabili NiMh vanno bene, ma soffrono molto i cicli incompleti.
Per alleviare il problema le sottopongo ad un ciclo completo di scarica-carica ogni 15 giorni.
Per un uso più intensivo ho sentito parlare molto bene delle LiFePO4, leggere, longeve, potenti ed esenti da effetto memoria, ma molto costose. Forse un giorno le prenderò.

Altre fonti
Per tutti coloro che trovano le mie indicazioni poco chiare, complicate, sintetiche oppure prolisse o, semplicemente, hanno voglia di curiosare in giro, i seguenti links possono risultare illuminanti.
Mobiles - ideatore del progetto base che ha ispirato l’Aristippo.
Alimentatore per biciclette DIY - guida realizzata da Diego Severgnini con un invidiabile piglio da divulgatore.
VIKE - prototipo descritto nei dettagli completo di fanaleria, c’è anche il VIKE 2.0 un’evoluzione interessante.
Kemo m172 - prodotto pronto da installare acquistabile su eBay segnalato da Carlo, che ringrazio.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/bicicletta.php?id=9001


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ALESSIO

Bici a pedalata assistita
22/03/2013 22:20:45
Post di ALESSIO
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Semplici nel funzionamento, le biciclette a pedalata assistita rappresentano il mezzo ideale per muoversi agilmente e in modo confortevole, riducendo la fatica ma rispettando l’ambiente.
Le bici a pedalata assistita sono equiparate ai velocipedi (biciclette prive di propulsore), come previsto dalle Normative Europee e dal Codice della Strada, e pertanto non necessitano di targa, assicurazione, bollo e patente.

Cos’è una bicicletta a pedalata assistita?
La bicicletta a pedalata assistita è una normale bicicletta a cui viene aggiunto un motore elettrico e una batteria che alleggeriscono la pedalata. Le biciclette a pedalata assistita sono regolamentate dall’articolo 50 del Codice della Strada e dalla normativa europea EN15194, dalla quale vengono denominate E.P.A.C, Electrically Power Assisted Cycle.

Come funziona una bicicletta a pedalata assistita?
Il requisito fondamentale per attivare il motore è pedalare nella direzione di avanzamento. Solo in questo modo, infatti, si attiva il motore elettrico ausiliario, come prescritto dal Codice della Strada. Non appena si smette di pedalare l’assistenza del motore di interrompe e la bicicletta procede per inerzia. Le prime volte che si usa una bicicletta a pedalata assistita è necessario fare attenzione alla spinta iniziale del motore.

Caratteristiche di una buona bici a pedalata assistita
• Motore Brushless, senza spazzole.
• Batteria al litio estraibile dal vano portabatteria e ricaricabile autonomamente.
• Agevole utilizzo come bici convenzionale, senza batteria.
• Telaio e componentistica in alluminio di buona qualità.
• Peso complessivo inferiore ai 25 kg.
• Accesso facilitato e baricentro basso.
• Cambio integrato nel mozzo, tipo Shimano Nexus.
• Sistema di illuminazione con led ad alta luminescenza.
• Coperture antiforatura.

Principali Case Produttrici Italiane
Alcedo - Atala - Bianchi - Bottecchia - Cicloone - E-go - Frisbee - Italwin - Teorema

Principali Case Produttrici Estere
Flyer azienda svizzera leader del settore da oltre 15 anni(importatori per l’Italia: www.flyerbici.it e www.bicicaffe.it)
Helkama azienda finlandese famosa per l’affidabilità(importatore per l’Italia: www.helkama.it)
Up-positive azienda svizzera famosa per le soluzioni avveniristiche
Bionx azienda canadese proprietaria di tecnologie avveniristiche coperte da brevetto

Quanto sono potenti i motori delle biciclette a pedalata assistita?
Il Codice della Strada impone 250 W come potenza massima erogabile in modo continuo dal motore. Esistono anche biciclette con motori meno potenti, che sono sufficienti per le strade pianeggianti, ma meno indicate per le salite.

È richiesta una forza elevata per utilizzare la bicicletta senza l’assistenza elettrica del motore?
No, se il motore è di tipo Brushless, ovvero senza spazzole. Questo sistema permette di ridurne sensibilmente la resistenza, fino ad un valore trascurabile. Ad ogni modo, la bicicletta è dotata di un cambio a 6 o più velocità, con cui è possibile selezionare la marcia adeguata in ogni circostanza.

Cosa bisogna fare se la bicicletta non viene usata per lungo tempo?
Per mantenere inalterate le caratteristiche della batteria, è necessario seguire attentamente le istruzioni riportate nel manuale di istruzioni fornito in dotazione, relative allo specifico modello di batteria. Il mancato rispetto delle regole di conservazione può causare danni irreparabili alla batteria e il decadimento da qualsiasi garanzia.

Quanto durano le batterie?
Le batterie al piombo hanno una durata media di circa 300 cicli completi. Se la batteria è scarica solo a metà e si procede alla ricarica, questa conterà solamente come metà di un ciclo. Le batterie agli ioni di litio e ai polimeri di litio hanno una vita media di 600 e 500 cicli rispettivamente, garantendo una percorrenza di circa 25000 km.

La batteria soffre l’effetto memoria?
È possibile ricaricarla anche se non è completamente scarica?
Le batterie al litio e al piombo sono totalmente esenti dall’effetto memoria. È quindi possibile procedere alla ricarica anche dopo una scarica parziale, senza influire in alcun modo sulle caratteristiche e sulle prestazioni.
Una scarica parziale non viene conteggiata come ciclo completo di ricarica. Per le batterie al litio è consigliabile, tuttavia, eseguire un ciclo completo di carica/scarica saltuariamente. Per le batterie al piombo, invece, è sconsigliato scaricare a fondo la batteria. Qualora fosse necessario, si consiglia di procedere alla ricarica il prima possibile.

Quando la temperatura esterna è bassa, l’autonomia si riduce. Perché?
È un comportamento del tutto normale. La temperatura ottimale per il funzionamento della batteria è compresa tra 5°C e 40°C.
Anche se è possibile utilizzarla al di fuori di questo range, le prestazioni risultano essere inferiori a quelle dichiarate, soprattutto in condizioni di freddo intenso. Non appena le celle della batteria si riscaldano, le prestazioni tornano alla normalità.

Quanta strada posso percorrere con l’assistenza del motore?
I valori di autonomia dichiarati nelle specifiche sono del tutto teorici in quanto si riferiscono a condizioni di velocità costante su un tratto pianeggiante in assenza di vento. Inoltre, l’autonomia della batteria è fortemente influenzata dalle condizioni atmosferiche (temperatura e umidità), dallo stile di guida, dal peso dell’utilizzatore (e dei carichi trasportati) e dal numero di partenze/ripartenze.

Che salite si possono superare?
Non c’è un limite, se non quello del ribaltamento. Il motore della bicicletta elettrica fornisce al massimo 250 W e se per superare una certa pendenza serve più potenza, la rimanente deve essere fornita dal ciclista con la pedalata.
Logicamente, più le salite sono ripide e più il ciclista deve fornire potenza. Per superare una salita si consiglia di utilizzare il cambio su una marcia corta, in modo da adeguare la pedalata alla velocità della bicicletta, esattamente come si farebbe senza assistenza.

È possibile utilizzare la bicicletta con la pioggia?
Si. La bicicletta è dotata di dispositivi impermeabili alla pioggia debole. È tuttavia importante non entrare in pozze d’acqua profonde, in quanto gli schizzi d’acqua potrebbero penetrare all’interno del motore e provocare corti e danni irreparabili.

Quanto costa usare una bici elettrica rispetto ad un’automobile?
Il consumo elettrico per una ricarica della batteria della bici a pedalata assistita 36V e 10 Ah, considerando il 20% di perdite (energia dissipata in calore), risulta pari a 0,432 kWh. Si ricava facilmente che il costo di una ricarica completa, secondo la tariffa standard Enel 0,10 euro/kWh, è quindi pari a circa 4 centesimi di euro.
Il costo al chilometro di una EPAC, data l’autonomia di 60 km, è quindi pari: 4 centesimi di euro / 60 km = 0,0007 euro.
Se si considera che il costo chilometrico di una moderna utilitaria alimentata a GPL è stimato intorno ai 19 centesimi di euro, utilizzare una bicicletta a pedalata assistita costa circa 270 volte meno di un’automobile.



https://www.bikeride.it/cicloturismo/bicicletta.php?id=8981


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Forcella ed altre componenti
20/03/2013 17:05:33
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Forcella
Una forcella dritta in materiale composito è troppo rigida e fragile, peggiora l’aderenza, la guidabilità ed il comfort della vostra bicicletta. Quelle ammortizzate sono inevitabilmente piu’ pesanti e vanno bene solo se di buona qualità e dotate di sistema di bloccaggio dell’escursione con comando sullo sterzo.
In assenza diventano difficilmente adattabili ai sovraccarichi e pregiudicano la resa dinamica soprattutto in salita. Una buona forcella turistica in alluminio, o meglio, acciaio con il mozzo avanzato garantisce comfort e direzionalità.

Manubrio
Il manubrio deve offrire la presa più adatta in ogni circostanza: in salita, in discesa, in posizione aerodinamica ed in piedi sui pedali. Un manubrio dritto da mountain bike con appendici laterali che offre la possibilità di cambiare posizione durante la pedalata, garantisce la migliore guidabilità e lascia molto
spazio per ciclo-computer, borsa con finestrella porta-mappa e proiettore notturno.

Pedali
I pedali tradizionali non necessitano di scarpe specifiche (un paio di scarpe in meno significa meno bagaglio), sono economici e, se dotati di ferma-piedi, garantiscono una pedalata rotonda (cioè tirare il pedale verso l’alto oltre che spingerlo verso il basso). Quelli automatici offrono al piede un appoggio ottimale grazie alla suola rigida delle calzature con attacchi, assecondano le angolazioni delle gambe durante la pedalata limitando lo stress tendineo e permettono l’utilizzo di ghette termiche per la stagione invernale. A voi la scelta.

Ruote
Caratteristiche per me imprescindibili: ruota da 28 pollici, cerchi in alluminio anodizzato, non verniciati, mozzi a sgancio rapido, almeno 32 raggi. Evitate cerchi con profili aerodinamici che risulterebbero rigidi, poco confortevoli, pesanti, difficili da manutenere, non compatibili con le normali camere d’aria a valvola
corta. Per viaggiare spediti ed in sicurezza utilizzate pneumatici semi-slick di buona qualità almeno 700x32 e cambiateli alle prime avvisaglie di cedimento.

Sella
La sella migliore non è quella più bella, colorata e tecnologica, ma quella che asseconda la conformazione delle vostre branche ischio pubiche, quindi, sceglietene una con lo scafo giustamente dimensionato e senza super-imbottiture che impediscono la libertà di movimento, giusto l’antiprostata in gel. Non prendete selle
con elastomeri o cannotti reggisella ammortizzati che riducono sensibilità e controllo nella guida. Evitate uscite intensive nei primi giorni d’utilizzo, è sempre il caso di adattarsi progressivamente ad una sella nuova. Ricordate che passerete delle ore su quei pochi centimetri quadrati e che non è il caso di risparmiare,
ne va della vostra salute.

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La bicicletta da viaggio
12/03/2013 16:16:28
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La bicicletta è uno strumento magico che moltiplica le capacità dinamiche di un uomo demoltiplicandone gli sforzi. Come ogni strumento è soggetta a interpretazioni legate all’impiego. La bici da viaggio ideale ha le caratteristiche di leggerezza, dinamica e scorrevolezza di una bici da corsa, la robustezza, la guidabilità, la tenuta di strada e la frenata di una mountain bike, le capacità di carico di un triciclo da panettiere. Proviamo ad avvicinarci all’impossibile per compromessi.

Telaio
Un buon telaio in acciaio cromo molibdeno è l’ideale per viaggiare in sicurezza e comfort ma recenti scelte di mercato rendono questi telai sempre meno diffusi. I telai in alluminio sono più rigidi, ovvero, più prestazionali ma meno confortevoli e, soprattutto, meno resistenti al carico localizzato del portapacchi.
Ci sono diverse leghe d’alluminio, le più diffuse sono la 7005, più pregiata, e la 6061, più economica.
In realtà non vi sono differenze enormi fra i due tipi di lega in quanto, come per l’acciaio, conta molto la bontà del progetto e dei processi di fabbricazione.
Un telaio in carbonio è più rigido e meno pesante di quelli convenzionali ma, anche in questo caso, tutto dipende dalla bontà del progetto. Più che per qualsiasi altro materiale la destinazione d’uso deve essere stabilita a priori in quanto spessori e carichi hanno tolleranze sul filo del chilogrammetro.
Un telaio da cicloturismo ha caratteristiche peculiari che tengono conto dei carichi del bagaglio e questo, soprattutto nel caso del carbonio, fa lievitare i costi. Il risparmio sul peso complessivo di una bici è un vantaggio ma nel caso di una bici da cicloturismo è meno apprezzabile: basta una maglietta di ricambio e mezzo litro d’acqua per annullarlo. Un viaggio in bici ha indubbiamente degli aspetti tecnici ma anche dei forti risvolti emotivi, la scelta della bici resta una questione personale e se per qualcuno avere il telaio in carbonio è motivo di godimento non vedo perchè debba privarsene, anzi, la soddisfazione personale deve essere la priorità, il vero scopo da perseguire, anche se non totalmente giustificato da esigenze tecniche.
D’altra parte si può decidere di partire con una bici inadatta, vecchia o poco performante per scelta, è come fare Capo Nord in Renault 4, vuoi mettere?
Insomma, noi siamo cicloturisti, viaggiamo con il nostro piccolo camper a pedali, e qualche etto in più non cambia il bilancio di un viaggio. Tipo e qualità di tubi e saldature, trattamenti antiossidanti e verniciatura sono i veri aspetti che fanno la differenza fra un telaio qualsiasi e un buon telaio da cicloturismo. Il telaio da trekking con geometria ed impianto frenante da mountain bike e ruote da 28 pollici è il comun denominatore delle bici che reputo più adatte.

Deragliatori
Il cambio deve essere di buona qualità, vi sconsiglio di risparmiare su questo componente ma allo stesso tempo di non buttare soldi su deragliatori ultraleggeri. Spesso i cambi di terza e quarta fascia, anche se meno leggeri, hanno le stesse caratteristiche di robustezza e precisione di quelli da competizione e qualche grammo in più non cambiera le sorti del nostro viaggio. Per esempio, la Shimano produce molti cambi da off-road e, partendo dal più sofisticato si chiamano: XTR, XT, LX, Deore, Alivio, Acera, Altus, Turney, ecc... a mio avviso Deore e Alivio hanno il miglior rapporto qualità prezzo per il cicloturismo. In considerazione del peso dei bagagli è meglio disporre di un rapporto particolarmente demoltiplicato che sviluppi meno di tre metri per pedalata. I deragliatori devono funzionare senza incertezze o rumori persistenti, le operazioni di lubrificazione e regolazione sono semplici e potrete apprezzarle nei momenti critici. Non incrociate la catena cercando a casaccio la moltiplica: avendo ben chiaro il ventaglio di rapporti di cui disponete eviterete attriti, rumori molesti, maggiore sforzo e usura precoce a causa della posizione obliqua della catena. A questo proposito il form sottostante calcola lo sviluppo metrico di tutti i rapporti allo scopo di aiutarvi ad ottimizzare l’utilizzo del cambio.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/bicicletta.php?id=8976


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Metri sviluppati da una pedalata
Inserisci il numero di denti di ogni ingranaggio della guarnitura nella prima colonna in ordine decrescente partendo dalla cella bordata. Inserisci il numero di denti di ogni ingranaggio del pignone nell’ultima riga in ordine crescente partendo dalla cella bordata. Le celle inutilizzate vanno lasciate vuote, quelle bordate sono obbligatorie. Per ottimizzare l’utilizzo del cambio evita i rapporti contrassegnati dal "NO".
Numero di rapporti utili Seleziona il tipo di ruota

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Manutenzione della bicicletta
12/03/2013 14:39:46
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Chi è in cerca di introvabili lubrificanti ultra-efficaci, cocktail di solventi e paraffine che dissolvono ogni incrostazione ed allo stesso tempo lubrificano e attrezzi che da soli costano quanto un’intera vacanza in Turchia, resterà deluso. Questa guida suggerisce un approccio semplice, ma mai semplicistico, alla manutenzione della bicicletta. Propone un modus operandi che, per noi cicloturisti, diventa rivendicazione della nostra indipendenza e del nostro mostruoso livello di autonomia. Questa guida è un elenco di consigli e suggerimenti che hanno il solo scopo di tenere in ordine la nostra bici in modo essenziale e sostenibile anche in viaggio. L’attrezzatura necessaria è scritta in grassetto.

Lubrificare
Mai oliare la trasmissione prima di aver pulito con del gasolio ed un pennello.
Se le incrostazioni risultano tenaci smontare deragliatore, cambio, pacco pignoni e catena e lasciare in ammollo nel gasolio per una notte, poi rimuovere le incrostazioni con un vecchio spazzolino da denti.
Al termine della pulizia asciugare accuratamente con un panno pulito che non lasci pelucchi.
Gli olii per motori hanno un ottimo potere lubrificante ma catturano la polvere e favoriscono la formazione di incrostazioni ad azione abrasiva, meglio i lubrificanti per ingranaggi che sono meno collosi e più penetranti. Comunque, l’importante è tenere sempre le parti meccaniche pulite e oliate, meglio un lubrificante meno adatto applicato spesso e bene che uno specifico impiegato male e quando capita.
Al termine della lubrificazione rimuovere ogni eccesso d’olio con un panno pulito che non lasci pelucchi.
Ogni volta che si monta un componente è buona norma pulire con del gasolio tutti i punti di serraggio e le filettature, asciugare accuratamente con un panno pulito ed applicare un velo di grasso multiuso.
Eviterete ossidazioni, rumori, vibrazioni, cigolii e sarà più agevole lo smontaggio.

Riparare una foratura
Scalzare lo pneumatico con le apposite leve prestando attenzione a non pizzicare la camera d’aria.
Gonfiare la camera ed immergerla in una bacinella d’acqua, se siete per strada andate ad orecchio e tatto.
Localizzato il buco segnatelo con un gessetto o un pennarello, se siete per strada andate a sputo e memoria.
Grattare la zona con carta abrasiva fine un’area che ecceda le dimensioni della toppa da applicare.
Spalmare la gomma liquida uniformemente e senza economia sia sull’area grattata che sulla toppa ed aspettare che i solventi evaporino. Prodotto utilizzato, temperatura e ventilazione fanno si che il tempo vari dai 30 secondi ai 15 minuti, e comunque, quando l’adesivo diventa uniformemente opaco è il momento di incollare.
Nell’attesa analizzare l’interno dello pneumatico liberandolo, eventualmente, da ciò che ha causato la foratura. Verificare lo stato di usura del copertone, eventuali lacerazioni o abrasioni devono essere rinforzate dall’interno con le stesse toppe utilizzate per le forature. Controllare che il senso di rotazione, se prescritto, sia corretto.
Torniamo ad occuparci della foratura. Incollare la toppa sul buco esercitando una pressione uniforme per circa trenta secondi. Aspettare altri tre minuti prima di mettere in pressione la camera e testare la tenuta nella bacinella d’acqua, se siete per strada limitatevi ad incrociare le dita. Rimontare la camera con un filo d’aria all’interno aiuta a tenerla ordinata nel copertone ed evita assestamenti e sovrapressioni durante il gonfiaggio. Calzare lo pneumatico sul cerchio possibilmente a mani nude per evitare di pizzicare la camera.

Equilibrare un cerchio
Per prevenire deformazioni importanti ed irreparabili dei cerchi saggiare la tensione dei raggi molto di frequente, in condizioni di carico eccezionali prima e dopo ogni utilizzo. Se si notano differenze nella tensione dei raggi o è ormai visibile lo squilibrio del cerchio eseguire la registrazione.
Di solito si utilizzano delle apposite forcelle modificate ma, in mancanza, sarà sufficiente utilizzare i pattini dei freni, ovviamente ben regolati ed equidistanti, come riferimento. Far girare la ruota rapidamente chiudendo la pinza dei freni progressivamente. Individuare il fianco del cerchio che tocca i pattini per primo, in seguito denominato Fianco Individuato. Far girare la ruota lentamente tenendo la pinza dei freni semichiusa fino al contatto con il Fianco Individuato. Delimitare la zona di contatto, da quando il pattino tocca il cerchio a quando si stacca. Calcolare il centro della zona di contatto ed individuare il raggio tirante più vicino, ovvero il raggio che si attacca al mozzo dal lato opposto al Fianco Individuato.
Tirare il raggio individuato con una chiave tiraraggi.
Ripetere l’operazione fino ad ottenere un’equilibratura soddisfacente.

Centrare un cerchio
La centratura di un cerchio va effettuata rigorosamente a cerchio nudo, senza pneumatico, camera d’aria, catarifrangenti, sensori per ciclocomputer, ecc.
Difficilmente un cerchio che ha bisogno di essere centrato è recuperabile al cento per cento ma, perso per perso, ci proviamo.
I sintomi da cerchio decentrato sono accelerazioni e rallentamenti durante la rotazione lenta, dondolio e fermata sempre nello stesso punto. E’ come se un punto della circonferenza pesasse più degli altri.
Per compensare bisogna tirare i raggi più vicini al punto più basso in cui la ruota si ferma, il più pesante.
Una volta centrato, il cerchio dovrebbe risultare evidentemente squilibrato e non è detto che dopo aver eseguito l’equilibratura resti centrato. Insomma, c’è da trovare il giusto compromesso fra equilibratura e centratura, per questo bisogna essere attrezzati di chiave tiraraggi e grandi doti di sensibilità o, in alternativa, di tempo e pazienza.

Smagliare la catena
L’operazione di rimozione della catena si rende necessaria tutte le volte che intendiamo sostituirla, accorciarla, allungarla o pulirla a fondo. Alcune catene sono dotate di finte maglie che, con sistemi diversi, permettono uno smontaggio agevole e rapido della catena, non ce ne occuperemo.
Prima dello smontaggio bisogna individuare la maglia sulla quale interverremo, pulirla con del gasolio e lasciar agire dell’olio sbloccante. A questo punto è necessario uno smagliacatena.
Inserire la maglia preparata per lo smontaggio nello smagliacatena. Bloccare la maglia agendo sul bullone di blocco. Girare l’estrattore spingendo il perno di giunzione fuori dalla sua sede.
Prestare molta attenzione e procedere con grande cautela. Il perno deve essere spostato il tanto necessario a per liberare la maglia ma non deve essere buttato fuori del tutto perchè reinserirlo è un’operazione proibitiva.
Quindi, approssimarsi al punto di uscita totale del perno per tentativi cercando di forzare lateralmente la maglia per farla uscire. Il rimontaggio è più semplice e rapido. Allineare la maglia per reinserire il perno di giunzione. Fare pressione con una comune chiave a pappagallo. Regolare finemente la posizione del perno utilizzando lo smagliacatena. Qualora la maglia dovesse risultare bloccata forzarla lateralmente per liberare il gioco.

Smontare il pacco pignoni
L’operazione di smontaggio del pacco pignoni si rende necessaria tutte le volte che intendiamo sostituire o pulire a fondo i rapporti posteriori. Servono due attrezzi. Il primo è la chiave a frusta che serve a bloccare la ruota libera. Può essere facilmente autocostruita con un vecchio spezzone di catena ed una piastra di ferro. Il secondo è l’estrattore ruota libera, una chiave che si inserisce nelle scannellaure attorno all’asse e permette lo smontaggio. Ne esistono di diversi tipi ma il più diffuso è lo Shimano.
In commercio si trovano estrattori completi di manico o semplici adattatori da montare su una brugola, i secondi sono di granlunga più economici. Il sistema di estrazione è del tutto simile a quello del movimento centrale.
La fase di rimontaggio è più delicata. E’ necessaria la massima pulizia e l’assenza di qualsiasi corpo estraneo fra i rapporti. Solito velo di grasso ed attenzione ad imprimere la giusta forza nel serraggio della ruota libera.
I giochi devono essere assenti ma attenzione a non sfilettare.

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Organizzare una piccola officina
22/02/2013 16:27:36
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L’ecologia prima di tutto
Un vero cicloturista è un amante della natura, fin qui tutti d’accordo. Ma ci sono schiere di motociclisti ed automobilisti convinti di esserlo. E se tanto mi dà tanto, chi può impedire ad un sedicente cicloturista di disfarsi di lubrificanti e solventi di risulta nello scarico di un lavandino? E’ come quando si dice: io non butto mai nulla dalla bici ...e risponde il coro: neanch’io, nemmeno io, non sia mai, vergogna.
E allora chi si prende la briga di spargere per strada borracce e copertoni da ventotto pollici... o li vedo soltanto io?
Io conservo lubrificanti e solventi di risulta nelle bottiglie in PVC da 2 litri, le normalissime bottiglie per l’acqua. E periodicamente le consegno al consorzio per gli olii usati. Fatti un favore, fallo anche tu.

Mini officina
Attrezzare uno spazio da dedicare alla cura della nostra bici può rappresentare un problema, non tutti dispongono di un garage o di una cantinola. Io ho adibito un vano tecnico di circa 8 mq. al rimessaggio ed alla cura delle mie otto biciclette. Lo spazio è minimo e percorso da tubi in pendenza, la porta è piccola e storta, il soffito è ad appena due metri. E’ stato un rompicapo ma con un pò di lavoro e molto senso creativo sono riuscito ad ottenere un rimessaggio ordinato ed un’officina razionale e addirittura comoda.
Mi sono procurato due metri di corda da dodici millimetri, una carrucola, due moschettoni da fissare alle estremità della corda e due ficher ad occhiello. Per sollevare la bici e manutenerla ho assicurato la carrucola al soffitto. Poi, basta imbragare la sella con la corda chiusa a cappio dal moschettone e
tirare su. Infine, fermare tutto agganciando la corda all’occhiello fissato alla giusta distanza con l’altro moschettone. I vantaggi di questa soluzione sono tanti, la portata massima è illimitata, non mi devo spezzare la schiena per sollevare la bici, lo spazio di manovra è ridotto all’indipensabile, la bici non mi può sfuggire e non faccio danni. La ruota anteriore la poggio su un piccolo porta-attrezzi autocostruito in legno. E’ un piccolo scaffale l.40 x h.60 x p.30 con tre ripiani e, sulla faccia superiore, due listelli disposti a binario che tengono ferma la ruota anteriore.
La soluzione per coloro che non dispongono di un garage, una cantinola, un balcone o anfratti di altro genere è rappresentata dai cavalletti. Sono in vendita dei kit di manutenzione composti da un cavalletto, una valigetta e tutti gli attrezzi necessari.

Il panno pulito che non lascia pelucchi
Uno straccio, l’emblema della miseria, eppure ci sono dei momenti in cui pagheremmo cifre fuori mercato per averne uno pulito. Gli scottex vanno bene per assorbire o come tovaglietta d’appoggio, ma quando si tratta di pulire energicamente senza creare briciole e poltiglia la vecchia maglietta della fruit of the loom è il massimo. Una volta sporca, però, l’incantesimo si rompe. Proviamo a conservarla lì sullo scaffale fra l’antigelo e lo spray per lucidare i cruscotti ma la bastarda resta sporca. L’uomo medio confida nel fatto che si autolavi, che lo sporco abbia un decadimento chimico ed abbandoni il tessuto.
Invece la stronza comincia a puzzare di frigorifero spento lasciato chiuso e si impolvera, inesorabilmente.
Perchè? E’ inspiegabile? Perchè non la ritrovo profumata, stirata e piegata come tutte le altre magliette?
E allora arriva l’illuminazione. E’ un attimo, un gesto compiuto in stato di semi-incoscienza, ops, e finisce nel portabiancheria. Ma non sei scemo, lo sai che non si fa, infatti te lo sei già dimenticato. Completamente rimosso. Tant’è vero che quando tua moglie ti si para davanti imbufalita tu cadi dalle nuvole e con l’innocenza di una mammola le chiedi chi, io? Ma in casa siete solo in due e lei non sale in bici dalla cresima. Non ti resta che confessare fra le lacrime. A quel punto tua moglie, mossa a compassione, ti affida le sue misteriose istruzioni ed un comodissimo blocchetto di sapone di marsiglia col manico, salvo scoprire che trattasi di portasapone saldato per fossilizzazione, altro che manico.
Svuoti la boccia dei pesci disabitata dal ’64 e ti cimenti. Ebbene si, il marito, l’idiota, sono io. Ma adesso sono un uomo nuovo. Faccio il bucato e lo stendo. Sono solo stracci ma sappiamo bene quanto valgono.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/bicicletta.php?id=8977


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Posizione in sella
23/01/2013 15:09:53
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E’ fondamentale trovare la giusta posizione in sella per poter affrontare un lungo viaggio in bici. L’antropometria è una scienza esatta che offre tabelle di riferimento, angoli critici ed indici di misurazione che sono più adatti all’agonismo. Noi cicloturisti spingiamo biciclette da trentacinque chili per delle ore e sotto qualsiasi condizione climatica, dobbiamo affidarci a poche regole semplici ed alla nostra sensibilità per perseguire il giusto compromesso fra prestazioni e comodita’.

Sella
In teoria la seduta della sella deve essere distante dal movimento centrale l’86% della lunghezza del vostro cavallo. Ma per regolarla finemente vi suggerisco di posizionarla in modo tale che risedendovi, dopo aver pedalato in piedi sui pedali, la ritroviate senza cercarla, ne’ flettendo le gambe (alzate la sella), ne’ sollevandovi sulle punte dei piedi (abbassate la sella), ne’ sbilanciandovi all’indietro (avanzate la sella), ne’ urtandola durante la pedalata in piedi (arretrate la sella). Poi, partendo dalla sella parallela al pavimento cercate l’angolazione giusta con spostamenti minimi evitando pressioni e formicolii localizzati anche dopo molte ore di utilizzo. Nel caso cambiate sella senza scrupoli, ne va della vostra salute.

Manubrio
Deve essere regolato qualche centimetro più in basso rispetto alla sella per sbilanciare il peso del corpo sulle braccia, questo accorgimeto offre tre vantaggi: posizione aerodinamica, pedalata in piedi più immediata ed agevole, minori sollecitazioni al fondo schiena. Inoltre, il manubrio deve essere abbastanza distante da offrire la possibilità di attaccarsi e tirare quando si spinge sui pedali, a tal proposito vi consiglio di montare delle appendici per manubrio.

Padronanza e comodità
In sintesi dovreste riuscire a distribuire equamente il peso del corpo fra pedali, sella e manubrio in modo tale da poter abbandonare il manubrio o la sella in qualsiasi momento pur conservando capacità di spinta, posizione dinamica e controllo del mezzo. Ricordate che la posizione definitiva va tenuta a lungo ed in qualsiasi condizione, è quindi indispensabile tener conto della comodità.Si tratta di sensazioni, quindi, è necessario affinare la sensibilità con la pratica.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/bicicletta.php?id=8999


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Guida alla misura della bici
23/01/2013 10:09:53
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Cos’hanno in comune una bici ed un paio di scarpe?
Semplice! Sbagliare la misura è un errore irrimediabile.

Ma acquistare con cognizione di causa si può. E’ sufficiente addossarsi ad un muro e misurare l’altezza del cavallo, così come rappresentato in foto. Quindi, inserire il valore ottenuto nella tabella in basso e lanciare il calcolo.

Il primo valore indica la distanza fra l’asse della pedaliera e la seduta seguendo il tubo di sella, così come rappresentato in foto dalla linea gialla. Si tratta della misura ideale, sia in termini di prestazioni che di comfort, suscettibile a piccole variazioni che non dovrebbero superare il centimetro.

Il secondo risultato rappresenta la giusta distanza fra la punta della sella e il tubo di sterzo, così come rappresentato in foto dalla linea rossa.

Comprare la bici con il centimetro in mano e verificare che la sella raggiunga le misure indicate e che il telaio offra lo spazio necessario è l’unico modo per evitare un acquisto errato.

Raccomandazioni

la misura del cavallo va presa a piedi scalzi;
è consigliabile l’uso di una squadra o di un libro per essere certi di proiettare correttamente la misura sul muro;
la sella deve essere montata sul reggisella in posizione centrale, ne arretrata, ne avanzata, e parallela al suolo;
la distanza fra sella e manubrio (linea rossa) va presa solo dopo aver regolato la sella all’altezza indicata.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/bicicletta.php?id=10849


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Misure bici

Misura del cavallo in cm.



Altezza sella (linea gialla) cm.

Distanza manubrio (linea rossa) cm.

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Scelta della bici
02/01/2013 17:42:01
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La bici è uno strumento specialistico
Ogni bicicletta è progettata con uno scopo ben preciso. Usare una mountain bike su strada asfaltata è come prendere un cannone per ammazzare una zanzara. Scegli fra i tipi di bici più diffusi basandoti sul vero utilizzo che intendi farne.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/bicicletta.php?id=9005


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Bici da strada
Destinazione: bici da strada asfaltata a fondo regolare
Sport: ciclismo su strada
Trasporto: pochissimo o nessun bagaglio
Uso quotidiano: scarsa attitudine utilitaria
Pro: leggerezza (se di gamma medio-alta)
Contro: fragilità nell’uso quotidiano


Bici da trekking
Destinazione: bici da strada asfaltata o sterrata
Sport: non adatta ad alcuna discipina sportiva
Trasporto: adatta al bagaglio pesante
Uso quotidiano: ottima attitudine utilitaria
Pro: polivalenza
Contro: va peggio di una bici da strada su asfalto e peggio di una mountain in fuori strada


Mountain bike front suspended
Destinazione: bici da fuori strada campestre
Sport: cross country
Trasporto: adatta al trasporto di bagaglio
Uso quotidiano: sufficiente attitudine utilitaria
Pro: robustezza (se di gamma medio-alta)
Contro: scarsa resa dinamica anche con coperture scorrevoli


Mountain bike full suspended
Destinazione: bici da discesa
Sport: down hill
Trasporto: pochissimo o nessun bagaglio
Uso quotidiano: scarsa attitudine utilitaria
Pro: aderenza (se di gamma medio-alta)
Contro: peso eccessivo e mollezza snervante, ha un senso solo se si intende praticare il down hill

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Guida all’acquisto
01/01/2013 18:01:03
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Acquistare con consapevolezza
Comprare una bicicletta può essere complicato, soprattutto se non si hanno le idee chiare. Questa miniguida ha lo scopo di fare ordine e dare maggiore consapevolezza all’acquirente. Pochi suggerimenti possono fare la differenza fra un acquisto sbagliato e un’esperienza piena di soddisfazioni.

https://www.bikeride.it/cicloturismo/bicicletta.php?id=9006


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Freni
Esame tirare i freni da fermo

Sintomo elasticità e gommosità che pregiudica la modulabilità della frenata e la sicurezza

Causa 1 l’impianto frenante potrebbe avere delle parti in plastica o poco rigide, solitamente manettini, portamanettini o leve
Soluzione 1 sostituzione della parte elastica o dell’intero impianto frenante

Causa 2 il telaio o la forcella potrebbero essere poco rigidi e cedere alla pressione frenante, il fenomeno è visibile ad occhio nudo
Soluzione 2 sostituire il telaio o la forcella


Forcella
Esame 1 comprimere fino a fondo corsa addossandosi con il torace sul manubrio
Esame 2 sollevare la ruota anteriore di 20cm. e lasciarla cadere

Sintomo rumorosità, vibrazioni, reazioni disomogenee, eccessiva mollezza (il fondo corsa deve essere raggiungibile con molta difficoltà)

Causa la forcella è di scarsa qualità

Soluzione sostituire la forcella

Considerazioni la forcella ammortizzata non serve al comfort ma a tenere la ruota attaccata al terreno, se non funziona bene è un inutile peso morto, meglio non averla


Trasmissione
Esame ruotare i pedali in senso contrario alla marcia osservando il pignone

Sintomo rotazione disomogenea o, peggio, fuori asse della ruotalibera

Causa il mozzo e la ruotalibera sono di scarsa qualità o danneggiati

Soluzione sostituzione del cerchio posteriore completo di ruotalibera

Considerazioni è molto probabile che si tratti di una ruotalibera a vite, è preferibile acquistare bici dotate di ruotalibera a cassetta che risultano più precise e durature, spesso le imprecisioni del cambio sono attribuibili a questo particolare


Accessori
Per molti il portapacchi è un accessorio fondamentale, ma non tutte le bici sono predisposte al montaggio, accertare la presenza delle predisposizioni

Per chi intende fare uso della dinamo il tipo integrato nel mozzo è la soluzione migliore, in caso contrario è solo un peso

Il cavalletto è uno degli accessori dei quali si crede di poter fare a meno, non è così, ne consiglio uno da applicare ai foderi posteriori

L’impianto di illuminazione è obbligatorio per legge, in assenza chiedere al rivenditore la messa in regola

Lo sgancio rapido ai mozzi ruota è un accessorio irrinunciabile

Viaggiare in bicicletta di Alessio Di TommasoCicloturismo e viaggio in bicialessio.ditommaso@gmail.comCopyright © 2002 - 2024